Brennero. Salvini annuncia il ricorso alla Corte di Giustizia europea

di Alessio Cuel

Prosegue la tensione tra Italia e Austria in seguito ai limiti alla circolazione dei mezzi pesanti imposti dal governo di Vienna. La decisione austriaca, adottata in nome della necessità di preservare la qualità dell’aria nel tratto compreso tra il passo del Brennero e Kufstein, incontra il disappunto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il quale vede con profondo sfavore quella che considera un’imposizione di limiti alla libera circolazione nel territorio dell’Unione Europea.
Il vicepresidente del Consiglio, in replica a un’interrogazione a risposta immediata sul tema del valico stradale italo-austriaco, in aula alla Camera dei deputati lo scorso mercoledì 20 settembre ha affermato: “Siamo di fronte a un atto di violenza e di arroganza politica da parte di un governo di un paese membro della Ue, cui dobbiamo porre fine. Le limitazioni sono state introdotte dall’Austria per motivazioni sulla carta ambientali, ma l’ambiente non c’entra nulla. È semplicemente concorrenza sleale austriaca nei confronti degli imprenditori e degli autotrasportatori italiani, tedeschi e dell’intero continente europeo”.
In virtù di quella che secondo Salvini costituisce una violazione dei trattati europei, il ministro annuncia successivamente la volontà del governo di attivare la procedura d’infrazione contro l’Austria, così come previsto dall’art. 259 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) (1). La stessa procedura d’infrazione che, secondo Salvini, avrebbe dovuto attivare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Nel frattempo, tra Innsbruck (in Austria) e Fortezza (in Italia) è in costruzione la Galleria di Base del Brennero, un’infrastruttura ferroviaria sotterranea che, una volta in funzione, mira a deviare una parte significativa del traffico merci e passeggeri dalla strada alla rotaia, apportando così notevoli benefici ambientali grazie alla riduzione delle emissioni di CO2.

Note.
1 – Ciascuno degli Stati membri può adire la Corte di giustizia dell’Unione Europea quando reputi che un altro Stato membro ha mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati.
Uno Stato membro, prima di proporre contro un altro Stato membro un ricorso fondato su una pretesa violazione degli obblighi che a quest’ultimo incombono in virtù dei trattati, deve rivolgersi alla Commissione.
La Commissione emette un parere motivato dopo che gli Stati interessati siano posti in condizione di presentare in contraddittorio le loro osservazioni scritte e orali.
Qualora la Commissione non abbia formulato il parere nel termine di tre mesi dalla domanda, la mancanza del parere non osta alla facoltà di ricorso alla Corte.