Brexit. May rinvia il voto in Parlamento. E per la Corte europea Londra può ripensarci

di Elisabetta Corsi

Due svolte oggi sulla questione Brexit: la Corte europea di Giustizia ha dichiarato la possibilità per il Regno Unito di tornare indietro e cancellare il proposito di fuoriuscita dall’Ue ed è stato annullato il voto in Parlamento previsto per domani.
La Corte Europea di Giustizia, a cui si sono appellati esponenti di un partito scozzese, ha precisato oggi che il Regno Unito può revocare la Brexit senza bisogno dell’assenso degli altri stati membri, quindi in modo unilaterale. Questa possibilità consentirebbe di istituire un nuovo referendum ed eventualmente nuove elezioni politiche.
La possibilità di revoca è prevista solo nel caso in cui un accordo di ritiro, concluso tra Unione Europea e lo stato membro interessato, non sia ancora entrato in vigore, oppure nel caso in cui non si concretizza un accordo per un periodo di due anni dalla notifica di ritiro dall’Ue, ovvero quando ogni possibile estensione viene ad essere scaduta. In pratica basterà votare contro la bozza d’accordo per scongiurare una Brexit: senza un accordo si riaprono automaticamente i giochi e quindi la possibilità di fare retromarcia. Una volta decisa la revoca tramite processo democratico in conformità ai requisiti costituzionali, la decisione verrà ad essere inequivocabile e incondizionata e deve essere comunicata per iscritto al Consiglio europeo. Questo procedimento può rappresentare una svolta per tutti coloro che sono contro la Brexit e un’opportunità per far valere la propria voce. Un referendum che a parere della premier porterebbe alla perdita di fiducia nella democrazia e spingerebbe le persone a farsi delle domande sul ruolo della Camera.
Allo stesso tempo la premier Theresa May ha sospeso il voto previsto per domani a causa della forte opposizione dei Tory, si parla di 100 deputati, schieratisi per l’ennesima volta contro la bozza di accordo negoziata con Bruxelles: May ha dichiarato che “Se procedessimo e votassimo domani, l’accordo verrebbe respinto con un margine significativo”. Non vi è ancora una data sulla possibile nuova votazione ma il problema è sempre quello del back stop, contestato perché è il risultato di una nuova regolazione delle frontiere, un punto dell’accordo che potrebbe continuare indefinitamente perché il Regno Unito non potrà recedervi senza il via libera dell’Unione Europea. Questa azione sarebbe stata decisa dalla May anche per il timore fondato di perdere e non vedersi approvato il piano. Un gesto criticato dai suoi detrattori perché l’iniziativa non sarebbe motivata dall’interesse nazionale ma da un disperato tentativo di fermare i Brexiteers più accaniti del suo partito. In ogni caso il termine ultimo per il voto è il 21 gennaio, quindi entro quella data una decisione dovrà essere presa sia che il piano venga approvato che bocciato dal Parlamento.
May ha dichiarato di aver preso questa decisione anche per ridiscutere il problema del backstop a Bruxelles e offrire così più garanzie. La sua speranza è di ritornare in patria con una nuova bozza d’accordo che possa essere approvata da almeno 320 deputati. Quindi il voto potrebbe essere rimandato alla settimana prossima ma anche ai primi di gennaio, tutto dipende dalla possibilità di modificare l’accordo e trovare l’approvazione dell’ala più euroscettica.
Se alla luce delle modifiche che verranno individuate non vi sarà la fiducia, la premier dovrà aprire un piano di emergenza per una Brexit senza accordo.