Centrafrica. I ribelli Seleka marciano verso la capitale: non credono al presidente Bozizé

di Giacomo Dolzani –

Minacciano ancora di entrare nella capitale della Repubblica Centrafricana i ribelli del Fronte Seleka che, per fermare la loro offensiva richiedono che il presidente, Francois Bozizé Yangouvonda, salito al potere nel 2003 con un colpo di mano, si dimetta da tutti i suoi incarichi di governo.
A dire dei ribelli infatti Bozizé sarebbe il responsabile dei crimini che sono stati commessi ai danni dei suoi oppositori politici e, ancora adesso, sostiene gli atti di violenza contro chi, a Bangui e nelle altre città del paese, è anche solo sospettato di essere a lui ostile.
Nonostante Bozizé si sia detto disponibile a formare un esecutivo di transizione, in cui sarebbero state incluse tutte le fazioni in lotta, e garantisse che non avrebbe ripresentato la propria candidatura alle elezioni presidenziali del 2016, la sua offerta non è stata presa in considerazione dai ribelli;  infatti, come afferma l’ex premier Martin Ziguelé, attualmente a capo dell’opposizione, il presidente “ha un problema di credibilità, fa promesse ma poi non le mantiene”.
Benché anche oggi ci siano state pressioni per raggiungere un accordo, questa volta tramite il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, che ha invitato tutte le parti ad “aprire senza indugio i negoziati previsti a Libreville, nel quadro dei principi richiamati dall’Unione africana nel suo comunicato di ieri”.
I ribelli di Seleka non sembrano però avere intenzione di scendere a patti e, a meno che le forze dell’Unione Africana non mettano la situazione a Bangui sotto il controllo delle truppe internazionali, si dicono pronti ad invadere la capitale con il fine, a loro dire, di difendere i civili loro sostenitori, perseguitati dalla violenza del regime.
Nella capitale intanto le truppe regolari hanno imposto il coprifuoco, invitando gli abitanti ad erigere barricate e strutture di difesa contro un eventuale attacco, mentre una colonna di automezzi è partita dalla città di Damara per attaccare le postazioni dei ribelli a Sibut, a circa 150km dalla capitale.
Nonostante tutte queste contromisure i rivoltosi non sembrano intimoriti e, tramite l’agenzia di stampa France Presse, il portavoce di Seleka, Eric Massi, fa sapere che le loro truppe sono pronte ad annientare ogni atto di aggressione da parte del governo annunciando che “prenderemo Damara”, situata a soli 75km dalla capitale.
L’offensiva è iniziata il 10 dicembre di quest’anno e, partita dal nord del paese, vicino al confine con il Ciad, ha portato i ribelli a controllare gran parte del territorio nazionale, mentre l’avanzata, nonostante gli sforzi del governo, non dà segno di volersi arrestare.