CINA. Per Pechino i due immolatisi per il Tibet sono delinquenti comuni

Ansa, 8 dic 12 –

Sono due delinquenti comuni, secondo l’agenzia Nuova Cina, i tibetani che venerdi’ si sono immolati per protesta contro l’occupazione cinese in Tibet, uno dei quali e’ morto a seguito delle ustioni. Lo scrive oggi l’agenzia statale cinese, confermando la protesta dei due a Ngaba (Aba per i cinesi), nella provincia del Sichuan. Secondo l’agenzia si tratta di due erano ex monaci, uno immolatosi in una stanza d’albergo dalla quale non e’ uscito vivo, e l’altro datosi fuoco per strada ad un incrocio, salvato dalla polizia e portato in ospedale. Quest’ultimo, un 18nne, avrebbe confessato alla polizia cinese di ”aver cospirato insieme all’altro per immolarsi”. Per l’agenzia di stampa cinese, che riporta informazioni della polizia locale, i due sarebbero ex monaci del monastero di Kirty, cacciati perche’ implicati in diversi crimini, tra cui furto e ricettazione di statue di Buddha dal monastero. In particolare, quello morto sarebbe stato indicato come il capo di una gang di ladri. ”I recenti episodi di autoimmolazione – ha detto all’agenzia Nuova Cina Gang Zheng, un tibetologo del centro ricerche tibetane del Sichuan – sono stati commessi da persone che precedentemente erano state punite per le loro condotte criminali, come ricettazione, furto, gioco d’azzardo, prostituzione, oppure che erano sommersi da debiti al gioco”. Secondo Gang, dietro ci sarebbe la ‘cricca del Dalai Lama’ che li avrebbe incitati al gesto estremo per ‘lavare i loro peccati e umiliazioni’, sfruttando questi episodi per i suoi propri scopi politici. Secondo gruppi pro Tibet, invece, i due sarebbero un monaco e un laico e si sarebbero dati fuoco davanti al monastero di Kirti, teatro di numerose proteste anticinesi, stringendosi per mano come per pregare e gridando slogan pro Dalai Lama e contro l’occupazione del Tibet.