Cina. Proteste a catena per le fabbriche dei veleni

Notizie Geopolitiche – 

cinaLa Cina è un paese noto per le sue deboli politiche di protezione dell’ambiente: si sono spesso chiusi gli occhi davanti a scarichi illegali e fabbricazioni di prodotti implicitamente dannosi, presentando, però, una facciata di marcato ambientalismo, per non intralciare gli investitori stranieri e non limitare i produttori locali.
Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le proteste scoppiate nel paese a difesa dell’ambiente: nel 2007 nella città costiera di Xiamen, nel 2011 a Dalian, nel 2012 a Ningbo e a inizio maggio di quest’anno a Kunming. Proteste soprattutto contro la produzione di Paraxilene (Px): derivato del benzene, impiegato nella produzione di tessuti, poliestere e pellicole, è inquinante, potenzialmente cancerogeno e dannoso per il sistema nervoso centrale.
Gli abitanti di Xiamen si erano dati appuntamento, tramite cellulare e siti web, dopo che alcuni chimici avevano lanciato un allarme catastrofico per la costruzione di un impianto chimico: a migliaia in corteo erano riusciti a bloccare il progetto, facendo sì che da Pechino fosse istituita una commissione d’indagine per valutare il rischio della fabbrica di Px che stava per essere costruita.
A Dalian oltre diecimila persone scesero in piazza a causa di una fuoriuscita di scarichi da una fabbrica di Paraxilene. L’impianto era stato costruito illegalmente e senza avvertire la popolazione. Con questa protesta era mostrato lo scontento e la mancanza di fiducia nei confronti del governo cinese. La protesta si concluse con la promessa, non mantenuta, di chiudere l’impianto.
A Ningbo, provincia dello Zhejiang nella Cina orientale, nell’ottobre del 2012 un migliaio di persone erano scese in piazza per protestare contro l’ampliamento di una raffineria della Sinopec, il più grande stabilimento petrolchimico del paese, che ha visto l’investimento di una cifra pari a sei miliardi di euro da parte del governo di Pechino.
Le manifestazioni della popolazione cinese per un ambiente non inquinato sono proseguite a inizio maggio nella città di Kunming, nel sud-ovest della Cina. Contro la futura fabbrica di Px sono scesi in piazza manifestanti con maschere e cartelli di protesta. Ora, una buona notizia giunge da Li Wenrong, sindaco di Kunming: sarà la popolazione a decidere del nuovo impianto petrolchimico che dovrebbe sorgere nella provincia di Yunnan. Se la maggioranza dei cittadini dirà di no, il governo cancellerà il progetto. Secondo le stime di alcuni media l’impianto dovrebbe raffinare circa 200.000 barili di greggio al giorno e dovrebbe produrre 500.000 tonnellate di Px l’anno. Questi dati sono smentiti dal direttore generale della China National Petroleum Corp., poiché nel progetto non sono previste strutture per la produzione di Paraxilene.