Cina. Xi dopo la Rivoluzione comunista dà il via a quella delle toilette

di C. Alessandro Mauceri

Dopo la rivoluzione cinese (peraltro passata nel dimenticatoio), il presidente cinese, Xi Jinping ha deciso di lanciare la “rivoluzione delle toilette”. E dato che, secondo lui, è la seconda priorità nazionale, ha dato subito le istruzioni per una campagna di miglioramento dei bagni pubblici. Per il leader cinese si tratta di interventi necessari a favorire il turismo ma anche per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Da tre anni nel paese è in atto una campagna per rinnovare i bagni per turisti. Di bagni pubblici in Cina si parla già dal 2015, quando è stata avviata una campagna per migliorare la qualità degli stessi vicino alle mete turistiche. Nella Giornata mondiale dei bagni, lo scorso 19 novembre, l’amministrazione nazionale del turismo ha annunciato che tra il 2018 e il 2020 la China National Tourism Administration punta a costruire altre 64mila strutture per servizi igienici nelle località turistiche. Per questo sono stati stanziati 20miliardi di yuan (2,59 miliardi di euro): per installare 47mila nuovi servizi e restaurarne altri 17mila.
Durante l’ultimo Congresso del Partito Comunista il presidente aveva annunciato che uno dei principali compiti del governo è soddisfare il desiderio della popolazione per una vita decente. “La questione delle toilette non è di poco conto”, ha dichiarato il presidente cinese. “È un aspetto importante nella costruzione di città e villaggi civilizzati”. Secondo gli ultimi dati ufficiali ripresi dall’agenzia Xinhua, a ottobre di quest’anno la Cina avrebbe già installato 68mila bagni pubblici dall’inizio della campagna, il 19,3% rispetto all’obiettivo da raggiungere.
La situazione dei bagni pubblici in Cina, soprattutto nelle campagne, ha un livello molto basso. Dato il gran numero di popolazione e la mancanza di bagni in casa, i servizi pubblici sono molto spesso sporchi e nauseanti.
Un problema che forse servirà a far aumentare i visitatori ma che, però, non risolverà il problema delle acque: oggi in Cina oltre l’80 per cento delle acque è inquinato, soprattutto a causa della cattiva gestione delle industrie e della mancanza di controlli, e inutilizzabile per uso antropico.