Colpi di stato nell’Africa occidentale: fine dell’”era francese”?

di Saber Yakoubi

Con l’arrivo in Gabon del treno dei colpi di stato militari africani, a meno di un mese dal colpo di stato in Niger, si conferma il fallimento delle politiche occidentali, al centro delle quali quella della Francia, che ha una forte presenza in quei paesi.
L’analista francese Lionel Laurent afferma in un’analisi pubblicata da Bloomberg News che è dai tempi delle “primavere arabe” che le cancellerie occidentali non assistevano a eventi improvvisi al di fuori del loro, tant’è che i “loro” regimi nell’Africa occidentale stanno cadendo uno ad uno. Essi vengono sostituiti da una nuova generazione di giovani delusi dal mancato mantenimento delle promesse di democrazia, una reazione che il presidente francese Emmanuel Macron ha definito “epidemia”.
L’importanza della caduta dell’ultima tessera del domino nella regione, rappresentata dalla deposizione del presidente gabonese Ali Bongo, risiede nel fatto che l’instabilità si sta diffondendo oltre la regione del Sahel. Lì il fallimento della lotta guidata dalla Francia contro i gruppi terroristici legati all’ISIS e ad al-Qaeda ha scatenato il malcontento della popolazione e incoraggiato il rovesciamento di regimi, com’è avvenuto in paesi come il Mali e il Niger, attraverso colpi di stato militari, cosa che ha portato a una crescente influenza del gruppo russo Wagner, che fornisce i suoi servizi a molti regimi del paese.
Forse l’incapacità delle organizzazioni regionali occidentali o africane, come la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), di impedire colpi di stato militari e ripristinare il governo civile in Niger e Mali, ad esempio, è ciò che ha incoraggiato l’esercito del Gabon a rovesciare il presidente Ali Bongo, la cui famiglia governa il paese da più di 55 anni, sostanzialmente al servizio degli interessi francesi.
Ciò che rende il colpo di stato in Gabon uno sviluppo imbarazzante per la Francia e i suoi alleati europei, che si sono riuniti per discutere le modalità di risposta al colpo di stato del 30 luglio in Niger, è che potrebbero esserci altri colpi di stato in altri paesi.
Lionel Laurent sostiene che la ragione diretta del colpo di stato in Gabon non è la diffusione di gruppi terroristici, né l’ingombrante presenza militare francese nel paese, come è avvenuto in Mali e Niger, ma piuttosto l’annuncio che il presidente Bongo ha ottenuto un terzo mandato, in una disputa controversa. L’elettorato è infatti composto da molti giovani, mentre l’età media dei governanti è di 63 anni.
Di conseguenza è lecito affermare che i festeggiamenti per la cacciata di Bongo sono motivati dal fatto che i gabonesi hanno salutato finalmente la democrazia, ovvero hanno visto nel golpe la liberazione dal dominio tirannico.
Come nella stessa storia della Francia, i generali approfittano del caos politico ed economico per prendere il potere, secondo Thierry Vercoulon, ricercatore del think tank IFRI, che ha definito l’attuale momento africano come il “momento Bonaparte”.
Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, ha affermato che “I colpi di stato militari non sono la soluzione, ma non possiamo dimenticare che prima del colpo di stato si sono svolte elezioni in Gabon, piene di irregolarità”.
Tutto ciò spiega le reazioni ambigue: Parigi ha condannato il colpo di stato, mentre l’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden ha invitato il consiglio militare che ha preso il potere a preservare il governo civile.
Nel frattempo molti leader africani si guarderanno intorno con ansia, temendo il ripetersi dello scenario Niger-Gabon. In Camerun il presidente novantenne Paul Biya, al potere dal 1982, ha deciso di cambiare diversi capi dell’esercito. Il Senegal, il cui presidente ha annunciato che non si candiderà per un terzo mandato, si prepara alle elezioni presidenziali del prossimo anno.