Costa d’Avorio. Il Fronte Popolare Ivoriano al voto

di Valentino De Bernardis –

costa_d'avorio_flagDall’11 al 14 dicembre il palazzo dello sport di Treichville in Abidjan ospiterà il quarto congresso del Fronte Popolare Ivoriano (Front Populaire Ivoirien, FPI) per eleggere il nuovo presidente del partito. Essendo il FPI la maggiore forza di opposizione all’attuale governo guidato dal Raggruppamento dei Repubblicani (Rassemblement des républicains de Côte d’Ivoire, RDR), l’evento avrà ripercussione diretta sull’intero arco costituzionale ivoriano; questione di non secondaria importanza in un paese ancora segnato dalle ferite di una guerra civile che ha spaccato in due il paese (2002-2004), e di un biennio di crisi sociale postelettorale dopo le ultime elezioni presidenziali (2010-2011).
La corsa per la presidenza del FPI sarà completamente catalizzata dai due uomini forti del partito, che sebbene legati da un passato comune, si trovano oggi a scontrarsi per la carica più ambita: l’anziano ex presidente della repubblica Laurent Gbagbo e l’ex primo ministro Pascal Affi N’Guessan.
Gbagbo si presenta come il padre del partito, che ha contribuito a fondare nel 1982. Costretto nel 2001 a lasciare la carica, per incompatibilità con l’elezione a Presidente della Repubblica, fino al 2011 la sua ingerenza nella linea politica del FPI è stata sempre molto forte. Posto agli arresti dall’aprile 2011 per aver fomentato i disordini sociali che fecero quasi precipitare la Costa d’Avorio in una guerra civile che causò 3000 morti, è attualmente sotto processo al tribunale internazionale dell’Aja. La candidatura dell’anziano presidente è stata presentata il  27 ottobre dal figlio Michel, segretario nazionale FPI con delega ai prigionieri politici, accompagnato da fedelissimi del partito.
Di contro la discesa in campo di Affi N’Guessan, sebbene ufficializzata solamente nella tarda mattinata del 12 novembre, non ha sorpreso nessuno. Il presidente del FPI in carica (la cui prima investitura risale al luglio 2001 quando, forte del sostegno di Gbagbo, ottenne oltre il 94% delle preferenze), più volte aveva accennato l’intenzione di voler nuovamente correre alla successione di se stesso.
Benché l’elenco definitivo dei candidati dovrà essere approvato entro il 26 novembre dalla commissione interna del FPI, il duello tra i due già sembra iniziato. I sostenitori di Affi N’Guessan contestano apertamente la candidatura di Gbagbo, denunciando che non  sia venuta direttamente dall’ex presidente, ma dal suo entourage, interessato a difendere particolari enclave di potere e non al bene del partito.
La corrente del presidente in carica ha segnato una prima vittoria a suo favore riuscendo ad ottenere l’appoggio diretto del potente ex direttore del porto di Abidjan, Marcel Gossio, una volta uomo di punta di Gbagbo, a cui Affi N’Guessan ha affidato la direzione della campagna elettorale.
Da un punto di vista di analisi politica, seguendo il filo degli annunci e delle interviste degli ultimi mesi il vincitore del congresso andrà ad influenzare il difficile percorso di riconciliazione nazionale. Da una parte gli epigoni di Gbagbo impegnati a legare le sorti del partito a quelle del proprio leader, dall’altra quella di Affi N’Guessan più possibilista ad un dialogo interpartitico. A tal proposito è interessate notare come l’annuncio di Affi N’Guessan sia giunto il giorno dopo in cui la lista dei dodici partiti  d’opposizione (Alliance des  forces  démocratiques,  AFD)  ha annunciato  che non avrebbero interferito in alcun modo con il processo elettorale che il paese si appresta a vivere l’anno  prossimo. L’apertura dell’AFD potrebbe aprire la strada ad una maggiore conciliazione, mettendo anche fine al  boicottaggio  delle istituzioni che,  tra le altre cose, il  9  settembre ha indotto  le opposizioni a uscire dalla Commissione Elettorale Indipendente, organo preposto ad organizzare e proclamare il risultato ufficiale delle elezioni, in cui denunciavano di essere sottorappresentati.
Dato l’enorme seguito di cui godono sia Gbagbo che N’Guessan è difficile poter prevedere chi possa  uscire  vincitore  dal  congresso  di  dicembre,  ma  non  è  difficile  vaticinare  colpi  bassi nell’ultimo scorcio di campagna elettorale.