di Alberto Galvi –
In Costa Rica è stato ucciso nei giorni scorsi il leader della comunità indigena Bribri, Sergio Rojas Ortiz. Nel paese centroamericano, come nel resto dell’America Latina, ci sono dei conflitti tra popolazioni indigene e proprietari terrieri. Le popolazioni autoctone nel mondo sono costituite da circa 370 milioni di persone, vale a dire più del 5% della popolazione mondiale e purtroppo sono inserite tra le popolazioni più svantaggiate e povere del mondo.
In America Latina ci sono 42 milioni di indigeni, che rappresentano l’8% della popolazione totale della regione. I paesi come Messico, Brasile, Colombia, Venezuela, Ecuador, Cile e Bolivia hanno già incorporato nei loro parlamenti rappresentanti delle comunità autoctone. In Costa Rica, nonostante siano state fatte diverse proposte di legge in tal senso, le popolazioni native sono sempre di più lasciate sole e senza diritti. Per l’assassinio di Sergio Rojas, più di 200 organizzazioni indigene, appartenenti una ventina di paesi imputano le istituzioni costaricane responsabili dell’assassinio del leader autoctono.
Le autorità stanno indagando se le cause della morte d Sergio Rojas Ortiz sono legate alla lotta che il gruppo Bribri sta compiendo per mantenere propri quei territori. Gli indigeni affermano che queste terre appartengono a loro per tradizione, mentre gli agricoltori sostengono di essere i proprietari per legge e che gli indigeni cercano di occupare illegalmente la loro terra. La legge indigena del Costa Rica del 1977 proibisce la vendita di terre ma non chiarisce cosa fare nei casi in cui la terra all’interno delle riserve fosse già coltivata dagli agricoltori prima di quella data.
Nel paese centroamericano i diritti alle popolazioni autoctone sono da sempre negati, contando che la popolazione costaricana è di 5 milioni di abitanti di cui 104 mila appartengono alle otto comunità dei nativi: Cabecar, Bribri, Ngäbe-Bugle, Térrabas, Borucas, Huetares, Malekus e Chorotegas stanziate in ventiquattro territori. In Costa Rica i territori indigeni riconosciuti si trovano in diverse province del paese. La Commissione pastorale indigena per conto della chiesa cattolica, ha ripetutamente denunciato la violenza contro questi popoli. All’inizio del 2019 diverse organizzazioni a favore dei diritti umani hanno così pubblicato una dichiarazione a sostegno delle popolazioni indigene.
Sergio Rojas Ortiz era un attivista a favore della tutela dei diritti umani delle popolazioni autoctone. Nella notte del 18 marzo, delle persone sconosciute si sono introdotte all’interno della sua casa nella comunità di Yeri, nel territorio indigeno di Salitre, nella provincia di Puntarenas, in Costa Rica, e lo hanno ucciso sparando diversi colpi di arma da fuoco riuscendo poi a fuggire. Rojas, leader del FRENAPI (Frente Nacional de Pueblos Indígenas), aveva già denunciato un tentativo di omicidio a suo carico. In seguito all’omicidio, un centinaio di persone sono scese in piazza per denunciarne l’accaduto, in quanto molti credono che si sarebbe potuto evitare. Il Procuratore Generale della Repubblica, Emilia Navas, ha annunciato la formazione di una squadra speciale di pubblici ministeri per indagare sul caso.
La CIDH (Comisión Interamericana de Derechos Humanos) aveva ordinato al governo di fornire protezione alle persone appartenenti alle comunità Bribri e Térrabas, sostenendo che erano a rischio a causa delle misure adottate per recuperare le loro terre. Il territorio di Salitre è da anni teatro di una disputa sulla proprietà della terra. Si tratta di un’area di difficile accesso e di 11.700 ettari contesi da gruppi indigeni, che sono garantiti dalla legge e agricoltori non autoctoni che affermano di avere diritti su parte di essi. Il FRENAPI incolpa totalmente il governo di Carlos Alvarado Quesada del partito PAC (Partido Acción Ciudadana) per quello che è successo a Sergio Rojas Ortiz.
Il leader della comunità indigena Bribri era stato un beneficiario della ingiunzione cautelare internazionale emanata dalla CIDH il 30 aprile 2015. Nel 2016, la CIDH aveva chiesto al Costa Rica di riferire sull’aumento delle minacce e delle violenze alle comunità autoctone, a seguito di rapporti di organizzazioni civili ma nessuno fece poi niente di concreto per risolvere il problema. Nel gennaio 2017, il governo del Costa Rica aveva annunciato la firma di accordi con le comunità dei nativi che vivono nei territori di Térraba e Salitre, al fine di rispettare le misure precauzionali della CIDH.
Di questo nuovo fatto di sangue, le comunità indigene del Costa Rica chiedono l’immediato chiarimento alla giustizia e alle autorità competenti. I rappresentanti della popolazione autoctona hanno ricordato che i livelli di violenza e di aggressione che hanno subito le popolazioni indigene sono in crescita negli ultimi tempi. A causa della scarsa efficacia delle azioni del governo, i nativi hanno deciso di recuperare la terra da soli, essendo esposti a discriminazioni, reati, aggressioni e ora all’omicidio. Tutto questo è inaccettabile soprattutto quest’anno che l’ONU ha dichiarato il 2019 l’Anno internazionale delle lingue indigene, al fine di preservare e tutelare, i loro costumi e le loro tradizioni uniti alla salvaguardia delle 6700 lingue autoctone parlate nel mondo e a rischio in parte di estinzione.