Cresce la tensione tra le due Coree, in fumo due decenni di lavoro per riportare la pace

di Guido Keller

Cresce la tensione fra le due Coree, dopo che ieri i militari di Pyongyang hanno fatto saltare l’ufficio di collegamento intercoreano di Kaesong, situato sul confine. Un’azione improvvisa che manda all’aria i tentativi del presidente sudcoreano Moon Jae-in di arrivare alla pace con il nord, ordinata quasi certamente dalla sorella del leader, Kim Yo-jong, forse come ritorsione per i palloncini lanciati nei giorni scorsi dai manifestanti sudcoreani verso la Corea del Nord con messaggi e chiavette usb che mostravano il benessere del sud al popolo del nord costretto ad una vita grama se non alla fame.
Respinti anche i delegati di Seul inviati per trattare la distensione, ed il ministro dell’Unificazione della Corea del Sud, Kim Yeon-chul, ha rassegnato le proprie dimissioni assumendosi le responsabilità per il peggioramento dei già fragili rapporti con Pyongyang.
Bisogna tenere presente che i due paesi sono ancora ufficialmente in guerra. Infatti non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953, ed allora era stato sottoscritto semplicemente un armistizio tra le forze Onu a guida Usa (in rappresentanza della Corea del Sud), la Cina e la Corea del Nord.
Gli accordi del 2018 tra Kim Jong-un e Donald Trump avrebbero previsto un allentamento delle tensioni lungo il confine, ma entrambe le parti non hanno dato seguito ai buoni propositi, anche perché le sanzioni internazionali verso la Corea del Nord sono rimaste, ma soprattutto non è mai stata trovata la quadra sulla denuclearizzazione, che gli Usa vorrebbero della sola Corea del Nord, mentre per Pyongyang dovrebbe interessare l’intera penisola. Kim avrebbe acconsentito a che rimanessero nel sud i 33mila militari statunitensi, ma non gli armamenti nucleari piazzati lì dagli Usa.
In queste ore militari nordcoreani si sono ammassati nelle due aree demilitarizzate, istituite in base ai propositi di riappacificazione, a Kaesong, dove vi è un impianto industriale gestito da entrambe le nazioni, e nel complesso turistico del monte Kumgang, dove in questi mesi alcune famiglie separate dalla guerra hanno potuto incontrarsi.
Seul ha intanto fatto sapere che se vi saranno azioni militari la Corea del Nord “pagherà un prezzo”, ribadendo che quanto sta accadendo “blocca gli sforzi di due decenni per migliorare le relazioni e riportare la pace”.