Cuba. Il presidente del Messico in visita, garantisce appoggio

di Paolo Menchi

Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, conosciuto anche come AMLO, ha iniziato nei giorni scorsi un viaggio per il Sudamerica e i Caraibi.
Domenica scorsa la tappa ha previsto un incontro all’Avana con il presidente cubano Miguel Diaz-Canel, con il quale ha trattato anche un importante tema, all’ordine del giorno in questi colloqui, vale a dire il problema dell’immigrazione.
Per quanto il regime cubano tenda a minimizzare, negli ultimi mesi le persone che hanno lasciato Cuba sono aumentate moltissimo, basti pensare che, secondo un rapporto del ICE (Agenzia federale statunitense che si occupa del controllo delle frontiere), negli ultimi sei mesi ci sono stati 79.800 arresti di cubani alla frontiera terrestre, cinque volte di più di tutto il 2020.
La novità dell’emigrazione clandestina cubana è che, oltre ai balzeros che cercano approdo in Usa via mare, adesso si è aperto un fronte terrestre che prevede l’arrivo in Nicaragua, dove non è necessario il visto, per poi proseguire attraverso il Messico verso gli Stati Uniti.
Il presidente cubano, che ha consegnato al suo omologo messicano la medaglia Josè Marti, la più alta onorificenza per uno straniero, ha ringraziando il Messico per l’appoggio che ha sempre dato all’isola sin da quando chiese il riconoscimento come patrimonio dell’umanità della resistenza che vede impegnata Cuba contro il blocco americano, fino ad arrivare alla nota con la quale Obrador ha disapprovato la decisione di Biden di escludere Cuba (così come Nicaragua e Venezuela) dalla conferenza degli stati americani che si terrà a Los Angeles nel prossimo mese di giugno.
La Cumbres de las Américas, nata nel 1994,è una riunione di tutti i capi di governo del continente americano per confrontarsi su varie problematiche secondo un’agenda comune che dovrebbe coinvolgere tutti, a prescindere dal governo del Paese.
Gli Stati Uniti invece, in qualità di paese ospitante, hanno deciso di far valere l’accordo che ha costituito l’organismo secondo il quale possono partecipare solo le nazioni che abbiano governi liberamente eletti dal popolo e non dittature o democrazie che allestiscono false elezioni.
La decisione appare piuttosto discutibile, come se non si dovessero cercare accordi con tutti di cui possono beneficiare tutti, per esempio in merito al problema dell’immigrazione, a prescindere dal livello di democrazia di un paese, ammesso che sia un dato che si possa quantificare.
Lopez Obrador ha sottolineato come il suo Paese sia contrario alle egemonie e come nessuno debba escludere nessuno perché ogni stato ha diritto alla sua sovranità e a compiere le scelte che ritiene opportune.
Nel corso dei colloqui sono stati firmati anche accordi in tema di commercio, salute pubblica, educazione e cooperazione.