Delegazione egiziana in visita a Mosca: scacco matto di Putin agli Usa. E una base ad Alessandria

di Enrico Oliari –

soighu el-sisi grandeL’uomo forte dell’Egitto e ormai presidente in pectore, generale Fattah el-Sisi, si è recato in visita in Russia con una delegazione per una serie di incontri bilaterali: nei colloqui separati si sono visti i rispettivi ministri della Difesa, lo stesso el-Sisi e Sergei Shoigu, quelli degli Esteri, Nabil Fahmy e Sergei Lavrov, ed ancora el-Sisi con Vladimir Putin.
Si tratta del proseguo dell’incontro del Cairo dello scorso 14 novembre, quando è apparso evidente che gli Stati Uniti avevamo pagato caro l’appoggio ai Fratelli Musulmani, oggi decapitati dei vertici e messi fuori legge: un errore nel capo della politica estera che aveva permesso alla Russia di inserirsi anche in quell’area nei bisticci fra Qatar e Arabia Saudita e quindi di spodestare Washington dal Paese dei faraoni.
Infatti nel complicato quadro politico l’amministrazione Obama si era posta su una linea di prudenza, aveva bloccato il flusso di denaro (585 mln di dlr per l’anno corrente) tradizionalmente riservato all’Egitto ed aveva sospeso la fornitura di armamenti, fra i quali 16 elicotteri Apache, quattro aerei F16 ed altro materiale bellico.
Così l’Egitto, trovandosi con le spalle al muro, aveva pensato di rivolgersi a Mosca ed il rappresentante del Ministero degli Esteri, Badr Abdel Aty, aveva fatto sapere che “il suo paese sarebbe stato pronto a collaborare con Mosca in tutti i settori e che sarebbe stato intenzionato ad incrementare la cooperazione in ambito tecnico-militare, ovvero che “il nostro compito principale è intensificare i rapporti con la Russia che in ambito internazionale ricopre un ruolo fondamentale”.
Il ministro russo della Difesa, Serghej Shoigu, si era quindi recato in al Caio per aumentare il volume di affari da 1 miliardo e 852 milioni di dollari dal 2005 al 2012 (19,4% del mercato) a 4 mld per il successivo prossimo triennio, superando così il mercato statunitense che, nelle previsioni, ammontava a 3 miliardi e 41 milioni di dollari; con lui era arrivato il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, il quale aveva visto il ministro omologo Nabil Fahmy: nell’incontro, definito da entrambi “proficuo”, si era parlato di diversi temi, come la cooperazione bilaterale, la ripresa del turismo nel paese nordafricano e la questione della sicurezza nella Penisola del Sinai, dove da un paio d’anni vi stazionano qaedisti al di fuori di ogni controllo; era stata auspicata anche la ripresa del negoziato israelo-palestinese e una soluzione politica della crisi siriana.
Anche Lavrov, come Shoigu, aveva discusso di forniture militari e nell’incontro fra i due ministri si era parlato di sistemi russi di difesa antiaerea, di missili di superficie e di portare una presenza della Marina russa ad Alessandria. Era stata disegnata la fornitura all’Egitto attraverso la Rosoboronexport di uno scudo pensato per bloccare un eventuale attacco da parte di aerei stealth, di droni e di missili da crociera su tutto il territorio egiziano; l’implementazione del sistema difensivo che copre le coste e il Canale di Suez fino al Mar Rosso, servendo così anche le principali città saudite, cosa per cui Ryihad si era detta disponibile ad investire 4 mld di dlr; un sistema missilistico in grado di colpire diversi punti strategici in Medio Oriente, fra cui in Iran. A coordinare l’operazione era stato inviato il direttore del Servizio federale russo per la cooperazione tecnico-militare, Andrei Boitsov. La fornitura dei missili prevedeva anche lo stanziamento di 1500 militari e, come sopra accennato, lo stanziamento ad Alessandria di navi e sottomarini russi; già con la visita dei due ministri era arrivata nel porto egiziano l’ammiraglia della flotta russa nel Pacifico, l’incrociatore lanciamissili guidati Varyag.
Tornando all’incontro di oggi di Mosca il ministro russo della Difesa Shoigu ha dichiarato che “Stiamo osservando attentamente la situazione nel vostro paese; siamo interessati ad essere presenti in Egitto in quanto si tratta di un paese forte e stabile”. Shoigu si è allargato anche al tema politico, compiacendosi perché “Nella situazione attuale è stato un bene adottare una nuova Costituzione egiziana attraverso un referendum nazionale; noi crediamo che i vostri sforzi per stabilizzare l’Egitto siano efficaci”. Il ministro russo, che ha poi continuato ribadendo l’importanza di “combattere il terrorismo”, ha poi affermato che “A questo proposito si è discusso di importanti temi improntati sulla cooperazione militare e tecnico-militare: la cooperazione tra i nostri paesi ha radici storiche profonde”. In realtà era stato nel 1971 il presidente egiziano Anwar Sadat ad espellere i militari russi dal territorio egiziano.
I media russi ed egiziani hanno poi confermato gli accordi militari di novembre, come pure che buona parte degli accordi sarà finanziata dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita, a riprova che la battaglia sullo scacchiere egiziano fra il Qatar, sostenitore dei Fratelli Musulmani, e l’Arabia Saudita, mente del colpo di Stato del 4 luglio, è stata vinta da quest’ultima.
Scontato l’appoggio alla candidatura di el-Sisi da parte di Putin: “E’ una decisione responsabile”, ha detto il capo del Cremlino, ricevendo l’uomo forte dell’Egitto, anche se è bene ricordare che l’accettazione della candidatura da parte del generale è seguente quanto aveva dichiarato il 2 agosto al Washington Post, a neanche un mese dal golpe militare: “Voi non riuscite a credere che ci siano persone che non aspirano al potere: tra queste persone ci sono anch’io”.
Giulio Andreotti amava ripetere che “il potere logora chi non ce l’ha”.