Discorso di Mattarella: un monito alla responsabilità, alla dignità, alla pace e ai valori della democrazia

di Maurizio Delli Santi –

Nel discorso di insediamento il presidente Mattarella ha richiamato la centralità del parlamento, delle autonomie locali e dei corpi intermedi per rilanciare il funzionamento della democrazia, che passa anche per la riforma della magistratura. Anche per le nuove sfide economiche e sociali l’Italia deve guardare con riconoscenza all’Unione Europea, e sul piano internazionale deve impegnarsi per la pace, confermando l’adesione ai principi delle Nazioni Unite e del Trattato del Nord Atlantico. L’impegno di tutti gli attori nazionali dovrà essere comunque decisivo per ridare “dignità” agli Italiani, in particolare ai giovani, alle donne, agli anziani, ai lavoratori e ai migranti.

I discorsi di insediamento dei presidenti della Repubblica hanno tutti ovviamente un profilo di alta valenza simbolica, che introducono alle idealità con le quali la più alta carica dello Stato si prefigge di svolgere il suo ruolo di “garanzia” nel mandato settennale conferitogli. Ma nel leggere con attenzione i passaggi del “messaggio” del presidente Sergio Mattarella pronunciato davanti al Parlamento nel giorno del giuramento, gli elementi che si traggono non sembrano rituali richiami ideali. Come il presidente stesso ha indicato nel successivo incontro al Quirinale con le alte cariche dello Stato, si tratta di “avvertimenti”, che poi ha subito precisato essere “inviti”, anzi “osservazioni” per rimarcare certamente il ruolo distinto e autonomo di governo e Parlamento.
In buona sostanza, le riflessioni del presidente Mattarella, nonostante il tono certamente sereno e discorsivo, si presentano comunque come un monito, che non cela amarezze e invita fermamente tutti gli attori della comunità nazionale, ed evidentemente principalmente la “politica”, a prepararsi a svolgere il proprio ruolo con “responsabilità”. Il primo riferimento è netto sulla lotta alla pandemia, e sulla diffusione della vaccinazione, dal cui esito dipenderà la ripresa dell’Italia: “La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi, ma non ci sono consentite disattenzioni. È di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che proteggono noi stessi e gli altri. Questo impegno si unisce a quello per la ripresa, per la costruzione del nostro futuro”. E ha aggiunto: “Dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini”.
Poi c’è l’esortazione all’impegno comune per la crescita economica e sociale: “… questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese”. Nel prosieguo, il Presidente non ha omesso di indicare le difficoltà che si presentano, specie per le famiglie e le imprese che dovranno affrontare “gli aumenti del prezzo dell’energia, la scarsità e l’aumento del prezzo di beni di importanza fondamentale per i settori produttivi”. In proposito ha però ricordato come l’Italia sia al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa, risultando tra i maggiori beneficiari del programma Next Generation, grazie al quale si potrà “rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale”.
L’adesione alla scelta europea per il presidente è la chiave di volta anche per la più ampia prospettiva internazionale, in cui la Repubblica Italiana deve continuare a perseguire una politica di pace. E lo deve fare confermando la piena “adesione ai principi che ispirano l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Trattato del Nord Atlantico, l’Unione Europea”, facendo prevalere il dialogo, e i principi della cooperazione e della giustizia. Da qui due moniti che vale la pena sottolineare, perché chiaramente riferibili alla crisi dell’Ucraina e alle instabilità della vicina Africa. Il primo: “Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei Paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini”. Il secondo: “I popoli dell’Unione Europea devono anche essere consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità”.
Il discorso del presidente Mattarella torna poi sul piano interno, con l’evidente scopo di rimarcare un tema che sembra tenere particolarmente a cuore: il funzionamento della democrazia, “a tutti i livelli”. E indica chiaramente gli attuali pericoli per la democrazia: da un lato i “poteri economici sovranazionali” che “tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico”, dall’altro la deriva dei “regimi autoritari o autocratici” che “tentano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici” mentre le decisioni di questi ultimi “basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono invece più solide ed efficaci”. Da qui la condizione di “inveramento della democrazia”: il richiamo alla centralità del parlamento, delle autonomie locali, dei partiti e dei corpi sociali intermedi, riaffermando il “doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione”.
Subito dopo un altro passaggio cruciale è il riferimento alla magistratura, “per troppo tempo divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”. Il Presidente ha dunque ribadito l’esigenza che si giunga “con immediatezza” all’auspicata riforma, in cui dovranno superarsi “logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono restare estranee all’Ordine giudiziario”. La nuova idea di giustizia dove perciò corrispondere alle attese dei cittadini, che “devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’ordine giudiziario”, e “neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone”.
Il tema conclusivo è infine un forte richiamo al ruolo che le istituzioni della Repubblica sono tenute a declinare per un preciso scopo: ridare “dignità” agli italiani, e tra questi in particolare ai giovani, alle donne e agli anziani, ma anche ai migranti, attraverso l’elevazione culturale e sociale. Qui non si può fare a meno di ripercorrere integralmente almeno i passaggi principali del discorso per comprendere la tensione morale e la passione civile che lo reggono: “Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno per ogni prospettiva reale di crescita. Nostro compito, come prescrive la Costituzione, è rimuovere gli ostacoli”. “Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ognuno di noi”. “Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ognuno di noi. Dignità è impedire la violenza sulle donne, piaga profonda e inaccettabile che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio”.
E ancora: “La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti dignità umana agli altri. “Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza”. “Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare. Confidiamo in un Paese capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita. Infine: “Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, libero anche dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è assicurare e garantire il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente. La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile”.
Se su questi fronti l’impegno di tutte le istituzioni sarà concreto ed effettivo, il monito del presidente della Repubblica avrà disegnato un futuro per l’Italia più rassicurante.

* Membro Associazione Italiana Giuristi Europei.