Donbass: tensione alle stelle, Mosca ammassa truppe e muove le navi nel Mar Nero

Spionaggio: Kiev arresta un generale, Mosca un console. Biden chiede di vedere Putin, ma resta il problema di fondo: l'accerchiamento della Russia ad opera della Nato.

di Enrico Oliari –

Crescono in modo esponenziale le tensioni fra Ucraina e Russia. Nel Donbass, dove i separatisti possono contare sul sostegno di Mosca, si continua a sparare, cosa che rende vana ogni iniziativa dell’Osce volta ad istituire un cessate-il-fuoco duraturo. Sono già 14mila i morti del conflitto, ma nelle ultime settimane si sta assistendo ad una preoccupante escalation dagli esiti imprevedibili. Già all’inizio di aprile il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva accusato la Russia di ammassare truppe al confine, 41mila effettivi ai quali vanno aggiunti altri 42mila stanziati in Crimea secondo Kiev, ed alle preoccupazioni dell’occidente il ministro degli Esteri Sergei Lavrov aveva ricordato che “una guerra nel Donbass si tirerebbe dietro la distruzione del paese”.

Ieri si è appreso che la Russia chiuderà al traffico marittimo e aereo diverse parti del Mar Nero per avviare imponenti esercitazioni navali, e già nell’area si vede il movimento di un incrociatore. Il ministero della Difesa russo ha sottolineato in un comunicato che lo stretto di Kerch al largo della Crimea non sarà coinvolto nelle manovre militari, ma da parte ucraina si continua a denunciare la provocazione per via della controversa annessione della Crimea del 2014, dove tra l’altro sono stati già istallati missili nucleari russi.
Preoccupato per la situazione, il presidente Usa Joe Biden ha invitato il collega russo Vladimir Putin ad un faccia a faccia da svolgersi in un paese terzo, ma pesa ancora la sua risposta alla domanda di un giornalista in marzo secondo cui Putin sarebbe un “assassino” e “pagherà un prezzo” per le sue interferenze nelle elezioni Usa. Affermazione forse sopravvalutata, ma di certo un ulteriore elemento di attrito in un momento delicatissimo.

Come se non bastasse oggi il controspionaggio russo ha arrestato il console ucraino a San Pietroburgo Alexander Sosonyuk, accusato niente meno che di spionaggio. Il Fsb non ha tenuto conto dell’immunità diplomatica poiché “questa attività è incompatibile con lo status di diplomatico ed è di natura chiaramente ostile verso la Federazione Russa”. Nel quadro della stessa operazione è stata fermata anche una soldatessa russa, accusata di aver passato informazioni all’Ucraina fra il 2017 e 2018. Una misura simmetrica, dopo che ieri i servizi segreti ucraini (Sbu) hanno provveduto ad arrestare il maggior generale delle forze armate ucraine Valeriy Shaytanov in quanto sospettato di interagire con il Fsb nonché di aver cooperato all’attentato contro il militare Adam Osmayev e la moglie Amina Okuyeva, avvenuto nel 2017: stando alle accuse di Mosca Osmayev stava complottando per uccidere Vladimir Putin; nell’attentato l’uomo venne ferito, mentre la moglie Amina, considerata un’eroina nella lotta contro i filtrassi, perse la vita. Shaytanov dovrà rispondere di alto tradimento e di terrorismo.

Jens Stoltenberg.
La Nato ha convocato un vertice ministeriale urgente, ed il segretario generale Jens Stoltenberg ha detto in conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ucraino Dimitri Kuleba che “Negli ultimi giorni la Russia ha mobilitato migliaia di soldati pronti al combattimento lungo i confini con l’Ucraina. Si tratta della più grande mobilitazione di uomini al confine dall’annessione illegale della Crimea nel 2014”: “si tratta di un comportamento ingiustificato, inspiegabile e profondamente preoccupante”.
Alla base delle tensioni e del conflitto stesso, inclusa l’annessione della Crimea, vi è la preoccupazione di Mosca che l’ennesimo paese ex sovietico o ex Patto di Varsavia finisca nelle mani della Nato, cosa che completerebbe l’accerchiamento della Russia su tutto il fronte occidentale. Che l’Ucraina da sempre guardi ad ovest non è un mistero, tanto che lo stesso Kuleba prima di essere a capo degli Esteri è stato vice primo ministro dell’Ucraina per l’integrazione europea ed euro-atlantica. Nella logica di Putin la strategica penisola della Crimea verrebbe ad essere il biglietto da pagare per il passaggio dell’Ucraina all’occidente, e per faro tiene alta la tensione nel Donbass.