Dove si è nascosto il virus?

di Antonio Carbonelli * –

Poco più di ottant’anni fa un economista famoso dichiarava che troppa parte dell’economia matematica sarebbe pura manipolazione, imprecisa quanto i presupposti iniziali sui quali riposa, che farebbe perdere di vista la complessità e le interdipendenze del mondo reale in un dedalo di simboli pretenziosi e inutili. Questo economista era niente meno che Keynes, al capitolo 19, paragrafo 3 della Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936). E proprio nello stesso anno un suo collega, Hayek, nel saggio Economia e conoscenza dichiarava che se guardiamo le cose più da vicino, queste dimostrazioni matematiche non sono altro che la prova apparente di ciò che si era già presupposto.
In questi giorni però i nostri occhi hanno imparato a scrutare una nuova curva, la curva epidemica.
Pur con tutte le riserve con cui possiamo riguardare i dati forniti dal governo cinese, tuttavia, e pur con le imprecisioni che vengono rilevate anche nei dati forniti da altre regioni, se consultiamo in internet la voce “sole 24h coronavirus” ed esaminiamo la sezione “La traiettoria degli altri paesi”, specialmente adottando la chiave di lettura lineare e non logaritmica, possiamo scoprire che la curva epidemica cinese già da varie settimane ha assunto una forma completamente diversa da quelle europee e da quella che sta assumendo negli USA.
La curva epidemica dell’Italia, a quasi due mesi dall’inizio dei contagi, mantiene un’inclinazione di quasi 45 gradi. Francia e Germania, a parità di giorni dall’inizio del contagio, stanno seguendo un percorso quasi sovrapponibile a quello dell’Italia. La Spagna registra una crescita maggiore, attualmente di circa una volta e mezzo il numero dei casi riscontrati in Italia a parità di giorni. E gli USA, ad onta delle dichiarazioni ottimistiche, mostrano un’impennata che non ha paragoni negli altri paesi, anche perché se gli USA hanno una popolazione complessiva di circa cinque volte quella dell’Italia, a parità di giorni dall’inizio del contagio registrano circa il quintuplo dei contagi senza che l’epidemia abbia attecchito con la stessa violenza in tutto il paese.
In Cina, al contrario, il numero complessivo dei contagi avrebbe raggiunto circa quota 80mila già dopo 25-30 giorni, e da allora la curva epidemica avrebbe assunto una forma orizzontale, segno dell’efficacia, se i dati corrispondono al vero, delle misure di contenimento adottate dal governo cinese.
La Corea del Sud mostra una curva analoga a quella della Cina.
Ma allora sorge un sospetto: abbiamo fatto abbastanza? Se queste curve statistiche corrispondono al vero, le misure adottate in Europa, e ancor peggio negli USA, a differenza che in Cina, sono riuscite a ridurre, ma non a eliminare il contagio.
E se è così, ma vorrei sperare che non fosse così, il virus è ancora ben presente, e qualunque modulazione della “fase 2” che i comitati scientifici stanno ipotizzando in questi giorni nei vari paesi rischia di essere destinata a far ripartire il contagio.

* Avvocato giuslavorista e filosofo a Brescia.