E’ nelle mani di Vitalij Klitschko il futuro politico dell’Ucraina del dopo Zelensky?

di Lorenzo Pallavicini –

La leadership del presidente Zelensky inizia ad accusare colpi, dovuti al prolungarsi del conflitto con la Russia e a problemi come il ricambio sulla linea del fronte, l’enorme conto economico che la guerra comporta e il sostegno occidentale, molto forte a parole ma nei fatti con difficoltà logistiche come il munizionamento e il ritardo nelle consegne degli armamenti promessi.
Un problema emerso all’interno del paese è la difficoltà di Zelensky nelle relazioni con gli enti locali, i sindaci e governatori degli Oblast, che lamentano una direzione troppo dirigistica nella conduzione della guerra, a partire dall’insuccesso della controffensiva dello scorso anno, per la quale la rimozione del generale Zaluzhnyi, molto popolare tra i cittadini ucraini nonchè tra l’esercito, ha portato forti malumori.
Nel paese sta riemergendo una figura che, ben prima dell’attuale presidente, era stata in prima linea nel riformismo ucraino filo occidentale sin dalla Rivoluzione Arancione del 2004, ovvero l’ex pugile Vitalij Klitschko, oggi sindaco di Kiev, che, apertamente, sfida Zelensky proprio sul terreno del dialogo con i territori e della difficoltà di riconoscere i propri errori.
Klitschko, a differenza dell’attuale presidente, appare più abile nella mediazione politica, cosa indispensabile per la nuova Ucraina filo occidentale che deve relazionarsi in primis con il Parlamento, che ha già respinto diverse proposte di Zelensky sulla coscrizione obbligatoria.
Il sindaco di Kiev appare popolare tra gli ucraini e le sue interviste ad alcuni media occidentali, in particolare tedeschi, fanno intendere di come in Ucraina il futuro politico del presidente in carica non appaia così scontato.
Ad oggi in occidente pochi si sono posti il problema della leadership ucraina, dando per scontato che il sostegno a Zelensky sia rimasto uguale come all’inizio dell’invasione russa, quando la grandissima maggioranza del popolo ucraino si strinse attorno al suo presidente.
Le difficoltà di dialogo del presidente con gli enti locali hanno posto il rischio, paventato da alcuni tra cui lo stesso Klitschko, che la sua leadership possa divenire più che autorevole autoritaria, elemento intollerabile per chi fece la rivolta di Euro Maidan nel 2014.
La provata fede occidentale di Klitschko potrebbe portare il futuro politico del paese nelle mani di tale personaggio, in grado di piacere all’Occidente, senza il cui sostegno l’Ucraina non ha possibilità di futuro economico, e di essere apprezzato dagli enti locali, avendo abilità nel mediare con tali corpi intermedi, cosa che Zelensky, estraneo alla politica di professione, ha difficoltà a fare.
Zelensky ha giocato il tutto per tutto con la opposizione totale a Putin, mostrandosi coraggioso nelle prime fasi del conflitto e guadagnandosi il rispetto della popolazione ucraina e di buona parte del mondo occidentale. Tuttavia il prolungarsi del conflitto e l’improbabilità, salvo entrata diretta in campo della Nato, di poter riguadagnare tutti i territori occupati da Mosca, Crimea compresa, comportano difficoltà politiche che potrebbero favorire i suoi competitors, tra i quali Klitschko è la persona forse più quotata ed abile.