di Alberto Galvi –
Nei giorni scorsi il TPLF (Tigray People’s Liberation Front), il partito al governo di uno degli Stati autonomi dell’Etiopia, è stato dichiarato vincitore di una controversa elezione regionale, occupando i 152 seggi disponibili.
Il parlamento regionale è composto da 190 seggi e gli altri 38 seggi saranno divisi tra i partiti di opposizione in un secondo momento. Lo scorso 9 settembre la regione del Tigray settentrionale dell’Etiopia ha tenuto le elezioni regionali, sfidando il governo federale e aumentando le tensioni politiche nel secondo Paese più popoloso dell’Africa.
In questa tornata elettorale sono stati 600 candidati suddivisi in cinque partiti che sono: il TPLF, il Baytona (National Congress of Great Tigray), il SWT (Salsay Woyane Tigray), il TIP (Tigray Independence Party) e l’ADP (Assimba Democratic Party).
L’attuale partito al potere in Etiopia è il Prosperity Party, ma non ha nessuna influenza politica nel Tigray. Invece Il TPLF che fino all’anno scorso faceva parte della coalizione EPRDF (Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front) insieme ai seguenti partiti: l’ANDM (Alongside Amhara National Democratic Movement), l’OPDO (Oromo Peoples’ Democratic Organization) e il SEPDF (Southern Ethiopian Peoples’ Democratic Front), è il partito del defunto primo ministro Meles Zenawi, che ha dominato la politica etiope per quasi tre decenni.
Secondo la Commissione elettorale del Tigray, istituita tre mesi fa dal governo federale, l’affluenza alle urne è stata del 97 per cento, mentre sono stati registrati oltre 2,6 milioni di elettori.
Prima delle votazioni, la HPR (House of People’s Representatives) e la HoF (House of Federation) hanno stabilito l’elezione come incostituzionale e in violazione della Costituzione della FEDRE (Federal Democratic Republic of Ethiopia’s), il risultato sarebbe stato nullo e inapplicabile.
Lo Stato regionale del Tigray ha rifiutato di conformarsi alla sentenza e ha invece incolpato il governo federale per aver abbandonato il suo dovere costituzionale di tenere le elezioni generali ad agosto, anche se l’organismo nazionale di votazione ha annunciato a marzo che avrebbero dovuto essere rinviate a causa della pandemia.
I gruppi di opposizione volevano che un’amministrazione provvisoria prendesse il sopravvento una volta scaduto il mandato del governo in carica, ma il mandato di Abiy del partito OPDO (Oromo People’s Democratic Organisation) è stato prorogato dal parlamento a giugno con una decisione che i critici considerano un tentativo di prendere il potere.
Il Tigray ha dominato la politica etiope per quasi tre decenni prima che le proteste antigovernative portassero un Oromo al potere nell’aprile 2018, il primo ministro Abiy.
Questa regione ha dominato la politica etiope da quando il partito al governo della regione, il TPLF, ha guidato una lotta armata per rimuovere il governo comunista Derg nel 1991. Il governo federale ha ripetutamente affermato che il TPLF sta tentando di indebolire l’unità nazionale del Paese.
La stragrande maggioranza dei gruppi etnici è molto insoddisfatta della posizione di leader del popolo del Tigray, a causa di un’eccessiva centralizzazione del potere e del ruolo dominante del TPLF. Per questa ragione le etnie Gambella, Oromia, Somali, Afar sono insoddisfatte.
Le tensioni nel Tigray fanno parte di una questione più ampia che riguarda anche gli altri gruppi etnici e gli altri Stati regionali che cercano ulteriore autonomia o la creazione di nuovi Stati. L’etnia Amhara chiede per esempio di tornare ad avere uno Stato unitario dopo essere stata l’etnia etiope dominante fino ai primi anni 90, mentre una parte dell’élite politica dell’etnia Oromo lotta da tempo per ottenere un’Oromia indipendente.
Altre etnie come quelle costituite dai somali dell’Ogaden sostengono l’idea della Grande Somalia, attraverso la loro separazione dall’Etiopia per unirsi ai loro compatrioti della Somalia.
Inoltre dopo la normalizzazione dei rapporti tra Etiopia ed Eritrea a entrambi i Paesi è balzata l’idea di espandere lo Stato del Tigray etiope incorporandolo con il territorio del popolo del Tigray eritreo.
Il governo federale presieduto dal presidente Abiy sta invece lottando per tenere insieme una federazione di Stati composta da 80 gruppi etnici differenti e trasformarla in una nazione.