Festa a Downing Street durante il lockdown: Johnson rischia lo sfratto

di Elisabetta Corsi

Un party in pieno lockdown. Mentre la gente era costretta alle restrizioni ed in molti morivano di Covid-19. Quella che sembrava una polemica di mezzo inverno per il premier britannico Boris Johnson è divenuta una tegola di quelle sonore, con le opposizioni, esponenti del suo stesso partito e i famigliari delle vittime sul piede di guerra, e non pochi determinati a chiederne le dimissioni.
I fatti si sono svolti lo scorso 20 maggio, quando nel giardino del numero 10 di Downing Street (la residenza del primo ministro britannico), si è bellamente tenuta una festa a cui hanno preso parte decine di invitati, in barba alle precauzioni e alle restrizioni a cui è stata costretta la popolazione.
Il fatto è balzato alle cronache in quanto la ITV ha rivelato il contenuto di una mail del consigliere Dominic Cummings indirizzata ai vertici del governo e del partito in cui si leggeva: “Ciao a tutti, dopo quello che è stato un periodo incredibilmente impegnativo, abbiamo pensato che sarebbe bello approfittare del bel tempo e avere qualche drink socialmente distanziato nel giardino del n.10 questa sera. Si prega di unirsi a noi a partire dalle 18 e portare il proprio alcool”.
In un primo momento Johnson ha provato a negare, salvo poi doversi scusare in quanto smentito da testimoni. In un breve discorso alla Camera il premier ha parlato di “azione in buona fede” e di “scelta del giardino proprio per stare all’aria aperta e prevenire i contagi”, ma ciò non è bastato a placare gli animi neppure nel suo partito, i Tory, dove diversi esponenti ne hanno chiesto le dimissioni. L’ex ministra per l’Immigrazione Caroline Nokes, ha affermato su ITV che il premier “è diventato un peso: il partito deve decidere se mandarlo a casa adesso oppure aspettare tre anni”, cioè la scadenza naturale del suo mandato.
Lo stesso Johnson ha fatto sapere che gli invitati erano una quarantina, i quali “non hanno infranto nessuna regola”, a suo giudizio neppure quella, uscita proprio da Downing Street, che allora proibiva assembramenti e incontri con più di due persone esterne alla famiglia. Tuttavia sono in corso indagini, poiché le notizie di feste nella casa del premier non sono nuove ed hanno continuato a ripetersi, suscitando crescenti interrogativi. Certo è che davanti ad una Brexit che col tempo costerà alla Gran Bretagna il 4% del Pil, la stagnazione dell’economia a causa della pandemia e la crescita dell’inflazione si stanno traducendo per Johnson in un forte calo dei consensi, oggi al 23%. Al netto delle polemiche di questi giorni sui party a Downing Street.