Gaza. Israele e Usa alleati nel genocidio dei palestinesi

di C. Alessandro Mauceri

La nuova politica dei media sul conflitto israelo-palestinese sembra essere diventata fornire poche notizie e per di più parziali. A fornire i numeri reali sono le Nazioni Unite: secondo i dati riportati nel sessantesimo report dell’UNRWA, dal 7 ottobre 2023 al 3 gennaio 2024 sono 1,9 milioni le persone sfollate, oltre l’85 percento della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Quasi 1,4 milioni sono sfollati interni (IDP), rifugiati in 155 strutture dell’UNRWA. Altri 500mila si trovano nelle immediate vicinanze di queste strutture e ricevono assistenza “esterna”.
Sempre scioccante il numero dei morti. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, dall’8 ottobre 2023 al 3 gennaio 2024 sono almeno 22.313 i palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza. Per circa il 70 per cento non si trattava di “terroristi” né di militanti di Hamas: erano donne e soprattutto bambini. Al numero dei morti si devono aggiungere oltre 57mila feriti e un numero imprecisato di dispersi, molti rimasti sotto le macerie dopo i bombardamenti indiscriminati degli israeliani. Secondo una nota pubblicata il 5 gennaio 2024 da Save The Children, gli attacchi aerei israeliani vicino ad al-Mawasi, un’area indicata come “zona umanitaria”, avrebbero ucciso decine di persone, per la maggior parte bambini sotto i 10 anni. Preoccupanti anche i dati in Cisgiordania. Qui, secondo l’OCHA, sarebbero almeno 313 i palestinesi uccisi, dei quali 80 bambini. E quasi quattromila i feriti, di cui 593 bambini. Il 52 per cento durante perquisizioni, arresti e altre operazioni.
Il coordinatore per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha dichiarato che la Striscia di Gaza è stata resa ormai “inabitabile”, un luogo di “morte e disperazione”. Dal canto suo l’Unicef ha lanciato un allarme a seguito dell’impennata dei casi di diarrea tra i bambini, segnalati dalle autorità sanitarie di Gaza. Secondo gli esperti il rischio è che si possano scatenare epidemie che potrebbero causare più morti del conflitto stesso.
I media hanno riportato la notizia di tre giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza. Ma i funzionari delle Nazioni Unite che hanno perso la vita sono molti di più: dall’inizio delle ostilità sono 142 i funzionari dell’UNRWA uccisi.
Numeri questi che non possono essere spiegati con quella cheappare sempre di più come una scusa, ovvero la liberazione degli ostaggi e l’attacco ai terroristi di Hamas da parte delle forze armate israeliane.
La politica israeliana troverebbe riscontro in uno studio redatto dall’Institute for Zionist Strategies (Istituto per le strategie sioniste, IZS) israeliano che annovera tra i propri membri personaggi illustri come ex ministri e perfino un premio Nobel. Nel rapporto redatto da Amir Weitman del Likud, il partito di Benyamin Netanyahu, si parla di “una soluzione innovativa, economica e sostenibile”.
Una vera e propria pulizia etnica confermata dai numeri riportati dall’UNRWA che sta avvenendo con la complicità o con l’indifferenza di parte di buona parte dei governi occidentali. Il re di Giordania Abdullah II ha messo in guardia contro la “complicità” nella guerra di Israele contro Gaza. ha dichiarato: “Tutti devono riconoscere la brutalità di ciò che è stato commesso a Gaza prima di lavorare per raggiungere la pace”. Le misure di sostegno a Israele da parte di molti governi europei non sono più giustificabili (come forse avrebbero potuto essere il 7 ottobre 2023). Ancora meno giustificabile il comportamento degli USA. Mike Pence, già vicepresidente degli Stati Uniti d’America durante la presidenza Trump dal 2017 al 2021, nei giorni scorsi, si è recato in visita alle truppe israeliane di stanza al confine israelo-libanese, dove si sono già verificati feroci scontri. Qui è stato ripreso mentre firmava alcuni proiettili di artiglieria con un pennarello. Secondo l’agenzia di stampa israeliana Ynet Pates sui proiettili avrebbe scritto il messaggio “Per Israele”.
Un gesto tutt’altro che diplomatico che rende evidente, se non fossero bastati i veti posti alle istanze per una tregua al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite), la posizione degli USA. Un appoggio incondizionato e sconsiderato che appare ogni giorno che passa sempre di più un’alleanza politica ma anche militare. Il 9 ottobre 2023 due giorni dopo l’inizio degli scontri, il presidente Biden aveva mandato armi e munizioni a Israele affermando di voler assicurare un “ulteriore sostegno” militare. La strage di decine di migliaia di civili di cui sono responsabili i vertici israeliani non può più essere considerata una risposta al terrorismo di Hamas. È qualcosa di molto più delicato sotto il profilo geopolitico. Appoggiare a oltranza questa politica comporta responsabilità per gli USA e molti altri nei confronti del resto del mondo.