Gb. Caos Brexit: Johnson punta a elezioni anticipate

di Elisabetta Corsi

Ieri sera vi è stata una piccola vittoria per il premier Boris Johnson, ma anche un ennesima sconfitta, con il Parlamento che ha rilanciato il suo monito al premier, ovvero che non può agire di sua volontà.
La prima parte dei lavori parlamentari di ieri verteva sulla votazione del Withdrawal Bill, ossia la legge attuativa che permette di ratificare l’accordo sulla Brexit, ma si è trattato solo del primo passaggio in vista del voto definitivo, la cui documentazione era stata presentata due giorni fa dal governo. Per la prima volta i Comuni hanno votato a favore con 329 favorevoli contro 299 contrari.
E’ toto invece bocciato il tentativo di Boris Johnson di dar vita a una calendarizzazione delle votazioni, in modo che l’accordo venisse messo a punto entro tre giorni e quindi fosse pronto per il fatidico 31 ottobre. La mozione è stata bocciata con 322 voti contro 308 a favore.
A seguito delle votazioni il premier ha dichiarato di essere contento del voto a favore dell’accordo ma ha anche ammesso di doversi confrontare con gli altri paesi europei prima dei passaggi successivi. Ha così fatto capire che dovrà chiedere per forza una proroga al Consiglio europeo, sospendendo la calendarizzazione del Withdrawal Agreement.
La portavoce della Commissione europea Mina Andreevna, ha riportato dei colloqui di Donald Tusk in corso con i capi di stato e governo sulla possibilità di concedere un ulteriore rinvio e soprattutto la durata dello stesso. Se per il premier britannico dovrebbe essere il più corto possibile, per l’Unione Europea potrebbe venire prolungato fino al 31 gennaio 2020. Come del resto prevede l’emendamento approvato in Parlamento. Tra l’altro lo stesso Donald Tusk in un tweet ha consigliato ai paesi membri dell’Ue di concedere al Regno Unito l’estensione che richiede. Si è pensato a una estensione flessibile, cioè una proroga con una data massima, ma con la possibilità per il Regno Unito di uscire prima della scadenza.
Johnson ha confermato la sua intenzione di spingere per le elezioni generali se l’Unione Europea dovesse concedere un’estensione di tre mesi, in quanto contrario a ogni proroga. Secondo il premier la soluzione ultima resta quella di elezioni anticipate, un’eventualità a cui ora non sono contrari neppure i laburisti, dal momento che uno degli obiettivi è quello di buttare l’inquilino fuori da Downing Street.
La palla è ora in mano a Bruxelles che deve decidere cosa fare, per l’ennesima, volta con il Regno Unito.