Gb. Dubbi (e un’inchiesta) sulle aziende degli exit poll

di Michele Convertino –

gb exit pollEdimburgo. La sconfitta è dura da digerire, specialmente quando è stata anticipata da aspettative troppo alte e poco aderenti alla realtà. Il nodo in gola che affligge i Labour e non solo dopo le elezioni, dovrà essere buttato giù al più presto e mentre un’ondata di dimissioni ha investito i vertici dei vari partiti usciti sconfitti, Ed Miliband, Nick Clegg, Nigel Farage (dimissioni poi respinte), è partita la caccia alle cause e ai colpevoli che fino a poco prima del voto avevano dato una vittoria dei Tories, vittoria schiacciante come poi si è rivelata, davvero poco plausibile.
A seguito della mancanza di accuratezza che i sondaggi condotti hanno mostrato, la British Polling Council si è detta pronta a lanciare un’inchiesta completa che investirà le maggiori società britanniche che si occupano di ricerca e sondaggi (you.gov, populus, ipsos mori). Il fine di tale indagine sarà proprio quello di scoprire se ci sono stati vizi di forma o motivi per ora ignoti che hanno portato le diverse aziende interessate, delle quali è proprio la BPC a doverne fare da garante, a gestire le varie ricerche senza quell’imparzialità che dovrebbe essere un requisito di base.
La gravità di questa situazione è stata alimentata negli ultimi giorni da voci e articoli, pubblicati in particolare dal The Guardian e dal The Independent, secondo i quali i sondaggi condotti internamente dai laburisti e dai conservatori mostravano risultati molto più vicini e affidabili.
Il sospetto è che i vari dati siano stati in qualche modo influenzati dalla stampa e dai media britannici e non è un caso che i dati emessi da Lord Ashcroft (vedi), dipendente dei conservatori, siano stati quelli che più si sono avvicinati alla realtà.
Gli stessi Labour parlano di come alla vigilia del voto il morale fosse già sotto tono a seguito delle analisi fatte dal partito. Addiritura Tom Baldwin, deputato laburista e consigliere di Miliband, si è lanciato in pesanti accuse su come ci sia la possibilità che alcuni funzionari dei Tories abbiano fatto pressioni a giornalisti della BBC pur di contenere la copertura mediatica. Un polverone che evidenzia la difficoltà dei Labour di rialzare la testa dopo la batosta e inasprisce quel sospetto che una parte dei media britannici sia troppo legata al potere di Cameron.
Le accuse si faranno più pesanti se poi sarà provato che la stampa in particolare si sia concentrata più sulla narrazione di possibili accordi fra i vari partiti che su di un’attenta analisi nei giorni che precedevano il voto, con l’intento di massimizzare le vendite.
Intanto lo stesso Cameron ha nominato il proprio gabinetto, e com’era già stato annunciato qui, la battaglia fra il suo partito e i nazionalisti di Scozia è già iniziata. Infatti è stato nominato secretary of state for Scotland David Mundell, l’unico candidato conservatore uscito indenne dal plebiscito che ha dato al SNP ben 56 seggi su 59.