Gb. Johnson si sente con un piede a Downing Street

di Elisabetta Corsi –

La corsa per Downing Street ormai è quasi alla fine, sono solo due i candidati rimasti in gara: Boris Johnson con 160 voti dalla sua parte e Jeremy Hunt con 77 voti. Michael Gove è uscito per pochissimi voti di differenza da Hunt, avendo conquistato 75 preferenze.
Jonhson ha già commentato di non veder l’ora di mettere all’opera il suo piano per la Brexit. In ogni caso il vincitore non si saprà fino alla settimana del 22 luglio, quando verrà annunciato ufficialmente.
La vittoria di Johnson era abbastanza prevedibile, mentre Jeremy Hunt e Michael Gove avevano innescato una battaglia per il secondo posto da alcuni giorni. Gove si è congratulato con i suoi avversari e ha commentato che nonostante il naturale dispiacere è fiero della campagna che ha corso. Mentre Johnson ha dichiarato di essere onorato di aver le preferenze di più della metà dei Tory, ha ottenuto più del 50 per cento dei voti in questo ballottaggio finale. Jeremy Hunt invece ha twittato che “sono il perdente, ma in politica le sorprese accadono come oggi”. Domani, inizierà la campagna elettorale nel paese per l’ultima votazione e tentare di convincere i 160mila iscritti al Partito Conservatore. Anche se ormai è abbastanza chiaro chi sarà il vincitore e a chi saranno aperte le porte di Downing Street, Johnson ha ribadito negli ultimi giorni che il Regno Unito uscirà il 31 ottobre dell’Unione Europea, con o senza un accordo, e che nessuna proroga verrà più richiesta.
Nel frattempo Jeremy Corbyn ha fatto sapere di non disdegnare un secondo referendum, una cosa a cui è sempre stato contrario. La sua paura è di una uscita senza accordo e ha dichiarato che “Un No Deal ci farebbe precipitare nel peggiore degli eccessi di un capitalismo catastrofico, trascinandoci verso accordi pessimi con Donald Trump, dando in pasto la nostra sanità pubblica alle aziende americane”.
Quindi ora considera lecito che qualsiasi accordo sulla Brexit venga sottoposto a un voto popolare e che nella scheda vi siano opzioni che possano soddisfare sia chi intende rimanere nell’Unione Europea che chi ne vuole uscirne. Più di 25 deputati laburisti hanno scritto a Corbyn dicendogli che è meglio pensare a creare un nuovo accordo entro ottobre, ma che a loro parere un altro referendum rappresenterebbe un danno maggiore rispetto a un uscita senza accordo.