Germania. Brandeburgo e Sassonia: vola l’Afd, il partito sovranista dell’”anti”

di Guido Keller –

BERLINO. Trent’anni fa crollava il Muro di Berlino. Era la fine di un’epoca, di un periodo storico e, se oggi il voto in Germania non ha una simile portata, un muro è comunque crollato, con il voto nei due Land della Sassonia e del Brandeburgo che hanno fatto volare l’estrema destra di Alternative fuer Deutschland e ridimensionato severamente i partiti classici di governo.
Il partito nazionalista e sovranista, anti-migranti, anti-musulmani e anti-Europa, che già nel 2018 aveva preso il 10,2% alle regionali in Baviera, il 13,1% in Assia e alle europee il 10.9% (partecipa al gruppo Identità e Democrazia insieme alla Lega), è schizzato in Sassonia guidato da Joerg Urban al 27,5% contro il 9,7 che aveva cinque anni fa, arrivano a tallonare la Cdu (32,1%, aveva il 39,4%) ma lasciando a terra la Spd, che dal 12,4% è passata al 7,7, annichilendo quindi la possibilità di mettere in piedi la classica alleanza amministrativa tedesca Cdu – Spd. Il presidente del Land, il Cdu Michael Kretschmer, dovrà quindi cercare nuovi alleati per governare, probabilmente i verdi, che dal 5,7% sono passati all’8,6%. I liberali dell’Fpd sono fuori dal parlamento regionale in quanto sono crollati al 4,5% e non arrivano allo sbarramento, mentre la sinistra (Die Linke) ha perso quasi 9 punti passando dal 18,9% al 10,4%.
La stessa cosa è avvenuta in Brandeburgo, tradizionale roccaforte rossa che per tre decenni ha visto al governo le sinistre, Spd con Die Linke. Anche in questo caso Afd con Andreas Kalbitz è arrivata seconda schizzando dal 12,2% al 23,7%, mentre primo partito rimane la Spd che però ha ceduto oltre 5 punti, passando al 26,1% (aveva il 31,8%). Giù anche Die Linke, che dal 18,6% è passata al 10,7%, ed anche in questo caso per formare una maggioranza con la Cdu, scesa dal 23% al 15,7%, servirà il soccorso verde (10,6%, cinque anni fa i Verdi avevano il 6,2%). Anche in questo Land i liberali non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%, per cui sono fuori dai giochi e dal parlamento regionale.
Il voto nei due Land preoccupa i vertici di Berlino per quanto non vi sia stato il temuto sfondamento. Ora nei partiti della “Groko”, la Grosse Koalition, ci saranno momenti di riflessione e di scontri interni, dal momento che è necessario trovare quelle leadership forti e condivise che al momento mancano, tanto che fatica a decollare la guida di Annegret Kramp-Karrenbauer, fedelissima di Angela Merkel.
Alternative fuer Deutschland è un partito relativamente giovane, nato solo nel 2013: si è imposto sulla scena politica con la logica dell’”anti” mescolata ad idee sovraniste e populiste, con militanti e membri accusati in più occasioni di essere vicini al neonazismo tedesco. Come si diceva, è il partito dell’”anti”, anti-migranti, anti-abortista, anti-europeista, anti-gay, anti-musulmani, anti-isolamento della Russia, anti-quote rosa. Le ultime scissioni interne sono state stata quella della pasionaria Frauke Petry, presidente del partito, che in contrasto con l’ala estremista formata da Alice Weidel e Alexander Gauland ha lasciato l’Afd dopo le legislative del 2017 formando il Blaue Partei (Partito Blu), mentre la mitigazione della linea anti-europeista in disponibilità al dialogo per cambiare l’Ue ha spinto a lasciare l’ala più estrema della formazione politica, con il leader André Poggenburg confluito in Aufbruch deutscher Patrioten.
Alle elezioni federali del 2017 Afd ha preso il 12,6% (94 seggi su 709), mentre alle Europee ha conquistato 11 seggi dei 96 in quota alla Germania (10,9%).