Germania. Dieci giorni con l’IS: inchiesta o propaganda?

di Manuel Giannantonio –

todenhofer fuoriL’autore tedesco Jürgen Todenhöfer è uno dei pochissimi occidentali che si è recato a Raqqa sotto il controllo di Daesh ed è tornato a casa. Ha passato dieci giorni in Iraq e in Siria e nel 2015 ha pubblicato un best seller che ripercorre il suo viaggio.
“Nel cuore dell’IS – Dieci giorni con lo Stato islamico” è il best seller che Jürgen Todenhöfer ha pubblicato nella primavera del 2015. Il 74enne autore tedesco, ex giudice e deputato, racconta come nel mese di dicembre 2014, è riuscito a recarsi in Siria e in Iraq su invito del Daesh. Sul posto, ha potuto tastare la realtà dello Stato Islamico realizzando anche interviste.
“Der Spiegel” però rivela che i fatti non si sono svolti esattamente come li descrive Jürgen Todenhöfer. Il giornale ha raccolto le testimonianze di Matthias Richter, che ha accompagnato Jürgen Todenhöfer. Amico con il figlio di Todenhöfer che ha preso parte alla spedizione, era incaricato di aggiornare il diario di bordo del viaggio. Quando il libro di Todenhöfer è uscito, Matthias Richter si è accorto di molte differenze tra la versione stampata e i ricordi della sua esperienza. Il libro racconta, ad esempio, come le armi tedesche inviate ai peshmerga curdi siano già nelle mani degli islamisti. In realtà Matthias Richter spiega che l’incontro si è svolto prima della consegna delle armi.
Jürgen Todenhöfer descrive che l’autista che ha accompagnato la spedizione tedesca fosse “Jihadi John”, il noto boia dell’Is che abbiamo visto in molti dei video di decapitazione dello Stato islamico e ucciso lo scorso novembre in un raid americano. Nel libro l’autore e suo figlio invitano il terzo membro della spedizione a casa per condividere la scoperta che hanno fatto grazie ad alcuni video. Matthias Richter però si ricorda tutt’altro. L’autista, a suo dire, potrebbe essere chiunque. “Tutti si somigliavano molto, cos’è che lo distingue dagli altri?”.
Inoltre, Richter evidenzia come nel libro non vengono mai rievocate le condizioni in cui i tedeschi hanno realizzato le interviste: sempre inquadrati dall’IS, con i jihadisti in veste di interprete.
Alcuni fatti sono stati omessi e l’autore sembra fungere da propaganda per Daesh. Per esempio, quando intervista un tedesco radicalizzato, Christian Emde diventato Abu Qatada, che ha sposato la causa dell’IS: “In Germania non valeva niente, ora è servo dei terroristi in Siria”. Mathias non capisce perché Todenhöfer ha reso il suo libro (e quindi l’esperienza) più importante di quello che è stato davvero.
Per i lettori tedeschi, la sorpresa non è totale. Il giornale, infatti, ricorda che Jürgen Todenhöfer non ha mai raggiunto l’unanimità dei giudizi sul suo libro soprattutto in considerazione di altro suo manoscritto che descriverebbe l’intervista con il presidente siriano Bashar al-Assad. La risposta di Jürgen Todenhöfer a queste accuse non si è certamente fatta attendere ed è arrivata attraverso l’intermediario del suo avvocato. Secondo lui, il libro non ha bisogno di modifiche, “semmai di essere aggiornato”. Tuttavia, “Der Spiegel” conclude: “Jürgen Todenhöfen ha la sua visione personale sulle cose e sugli uomini”.

Fonte: Der Spiegel