Cina e Corea irritate per i ministri giapponesi al santuario Yasukuni

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yasukuni santuario giapponePuntuale è arrivata anche quest’anno la polemica per la visita di alcuni membri del governo giapponese al santuario shintoista Yasukuni di Tokyo, dove è custodito il Libro delle anime di quasi 2,5 mln di caduti, tra i quali 14 criminali di guerra di Classe A (crimini contro la Pace) e 1.068 condannati per crimini di guerra, coinvolti anche in massacri durante l’occupazione della penisola coreana e della Cina.
La prima protesta per la visita del ministro dell’Interno e delle Comunicazioni, Yoshitaka Shindo, e del presidente della commissione nazionale di Sicurezza pubblica, Keiji Furuya, è arrivata dal governo di Pechino, il quale “condanna con fermezza” la visita dei due ministri ed ha convocato l’ambasciatore del Giappone in Cina per rappresentargli una protesta ufficiale.
Yoshitaka Shindo ha comunque pregato nel tempio shintoista nel giorno dell’anniversario della capitolazione del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, mentre, per non irritare ulteriormente la Corea del Sud e soprattutto la Cina, con la quale i rapporti sono già tesi per la questione della sovranità sulle isole Senkaku, il primo ministro Shinzo Abe si è limitato ad inviare un’offerta rituale, cioè denaro per comprare un ramo d’albero sacro, e si è scusato per non essersi recato di persona. Intervenendo ad una cerimonia alla presenza dell’imperatore Akhihito e dell’imperatrice Michiko, Abe ha reso omaggio alle vittime del conflitto ed ha auspicato che la pace duri: “Non dimenticherò mai – ha detto il Primo ministro rivolgendosi ai caduti –  il fatto che la pace e la prosperità delle quali godiamo attualmente nascano dal sacrificio delle vostre vite; (…) noi faremo del nostro meglio per dare il nostro contributo alla pace nel mondo”.
Il 17 agosto 2009 un esponente dell’estrema destra giapponese ha tentato il suicidio tramite seppuku dinanzi al parlamento, nel quartiere centrale di Nagatacho a Tokyo. L’uomo aveva addosso due messaggi indirizzati rispettivamente ai componenti di Camera e Senato. Stando alle indiscrezioni riportate da una tv privata avrebbe compiuto il gesto per spronare i parlamentari giapponesi a visitare il santuario shintoista di Yasukuni.