Giappone. Eseguite altre due condanne a morte

di C. Alessandro Maucei

ImpiccagioneIn Giappone questa mattina sono state eseguite due condanne a morte. Con queste sale a sedici il numero delle esecuzioni capitali eseguite nel paese del Sollevante da quando a guidare il governo c’è il premier conservatore Shinzo Abe. Quattro le esecuzioni di condannati a morte decise dal ministro della Giustizia Mitsuhide Iwaki, poichè in Giappone per essere eseguita la condanna è necessario un ordine esplicito del ministro.
A comunicare i dati delle due persone giustiziate è stato il ministero della Giustizia: sono Yasutoshi Kamata, 75 anni, giudicato colpevole di aver ucciso cinque persone tra cui una bambina di nove anni, e Junko Yoshida, ex infermiera di 56 anni, anche lei condannata per un duplice omicidio.
Giappone e Stati Uniti sono gli unici paesi Ocse ad applicare la pena capitale nel loro ordinamento giuridico. Nel 2007 il Giappone ha votato contro la Risoluzione per una moratoria universale delle esecuzioni capitali presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Oggi in attesa di esecuzione capitale, nel ‘braccio della morte’ ci sono ben 124 detenuti. Esecuzioni che in Giappone avvengono ancora in modo cruento e disumano: tramite impiccagione.
Anche in Giappone, come era già avvenuto negli USA, è stato inascoltato l’appello del Papa, come ha rimarcato monsignor Tarcisio Isao Kikuchi, vescovo di Niigata e presidente di Caritas Asia, che ha ribadito duramente che invitare il pontefice nel paese non serve, se poi non lo si ascolta.
Un appello inascoltato anche perché la maggioranza dei giapponesi pare sia favorevole alla pena di morte, nonostante le continue proteste da parte dei paesi europei e organizzazioni per i diritti umani.