Girando per Erbil…

di Shorsh Surme

Girando per la città di Erbil (Hawler in curdo), la capitale del Kurdistan Iracheno e una delle città più antiche del mondo situata a 380 km dalla capitale Baghdad, si avverte la sensazione di non essere in Iraq, bensì in un altro Paese.
Questa città, che ha subito la quasi totale distruzione dai vari regimi che si sono succeduti in Iraq, ora gode di stabilità e sicurezza e vive un inaspettato boom economico, tanto che l’intera area è di fatto un enorme cantiere.
La città di Erbil è stata per molti secoli un importante centro di comunicazione: era la principale sosta sulla Via della Seta, e la cittadella è nel suo insieme testimonianza di un grande passato, con importanti resti archeologici che risalgono a 6mila anni fa. Erbil rappresenta uno dei più interessanti misteri archeologici del pianeta e la sua cittadella (Qalat), che è già citata nell’Antio Testamento con il nome di Arbela (Maccabei 9.2), è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Erbil è una delle città più antiche del mondo ad essere incessantemente abitate, da 60 secoli. Si trovano notizie della città nella corrispondenza di Shulgi, re del popolo Ur, sotto il nome di Urbillum, poi denominata Arba-ilu dagli Assiri per i quali fu il centro di comunicazione dell’impero e per lungo tempo rimase lo snodo di antiche vie carovaniere. Si trovano notizie anche negli archivi del regno di Ebla.
Camminando per le vie del centro si vedono gli edifici importanti della città circondati da muri di cemento alti 4-5 metri, posti a prevenire l’azione di eventuali kamikaze o autobombe, che per fortuna per ora sono distanti dalle principali città curde come Hawler, Sulejmani e Dohuk, grazie all’enorme sforzo degli apparati di sicurezze dei peshmerga curdi che cercano di intercettare qualsiasi movimento sospetto.
“Noi Curdi abbiamo sempre ripudiato qualsiasi atto di terrorismo”, spiega Rizgar, il cui nome in curdo significa “salvezza”. Rizgar, che è uno studente iscritto al terzo anno di scienze politiche all’Università di Sallahaddin di Erbil, aggiunge che “Il nostro leader storico Mustafa Barzani diceva di essere ‘fieri di non aver mai compiuto nessun atto terroristico ne’ all’interno ne’ all’estero durante tutta la nostra lotta di liberazione’”. “L’occidente – ha concluso Rizgar – deve conoscere meglio il popolo curdo”.
Mamosta Hiwa insegna storia in un liceo della periferia della città. Spiega che “Noi curdi siamo dimenticati sia dagli uomini che da Dio, siamo una della più importanti ed antiche civiltà dell’oriente, eppure questa verità elementare e fondamentale resta spesso nell’ombra”. Ha ragione. Una dimenticanza dovuta con tutta probabilità, almeno nel campo dei media, ad una colta ignoranza. Evidentemente ora i curdi non sono una buona merce sul mercato di una parte della stampa occidentale.
Non va dimenticato che il Kurdistan dell’Iraq dal punto di vista geopolitico ha una posizione molto difficile, perché è circondato da paesi ostili come l’Iran, la Turchia e la Siria, i quali hanno sempre considerato la regione come una zona di instabilità politica nella area mediorientele. Il motivo per cui tali paesi hanno una sorta di accanimento nei confronti dei curdi dell’Iraq è semplice: non riescono ad accettare che una parte del grande Kurdistan abbia trovato la propria libertà dopo anni di massacri e genocidi.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).