Gli Usa ancora in fiamme per l’uccisione di un afroamericano da parte di un poliziotto bianco

Trump invia 500 militari della Guardia nazionale, ‘Quando iniziano i saccheggi iniziano gli spari’.

di Sebastian Di Pietro Hidalgo –

Non si attenua la protesta a Minneapolis, dove il sindaco ha decretato lo stato d’emergenza a seguito dei disordini e dove il presidente Donald Trump ha disposto l’invio di 500 militari della Guardia nazionale.
Ormai sono tre notti che decine di negozi vengono razziati, auto incendiate, e persino il commissariato di polizia è stato dato alle fiamme dopo che i manifestanti hanno preso d’assalto le barricate costringendo gli agenti alla fuga. Numerosi i feriti e gli arresti. Nonostante gli appelli alla calma del sindaco della città Jacob Frey ovunque si registrano scontri fra la popolazione di colore e la polizia, che carica i manifestanti e lancia lacrimogeni. Frey è stato definito da Trump come “molto debole”, una battuta alla quale il primo cittadino ha risposto affermando che “Debolezza è rifiutare di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Debolezza è puntare il dito contro qualcun altro in un momento di crisi”, “Donald Trump non sa nulla della forza di Minneapolis”, mentre noi “Siamo forti da morire”.

Tutto ha preso inizio con l’uccisione da parte di due agenti dell’afroamericano George Floyd: fermato per un controllo, lo avevano immobilizzato, quindi lo avevano steso a terra ed uno di loro teneva un ginocchio sulla nuca del 46enne, il quale è morto soffocato. Con voce sempre più flebile cercava di dire “non riesco a respirare”. “I can’t breathe”, è ora il grido della protesta dei tanti afroamericani che non da oggi denunciano abusi di ogni genere da parte della polizia “dei bianchi”, ma è lunga la fila di persone di colore innocenti o colpevoli uccise a sangue freddo negli Usa da poliziotti che troppo spesso si erigono a giudici, come nel caso della morte di Lamar Smith, un ragazzo di colore di 24 anni, del 18enne Michael Brown a Ferguson, del il 24enne Jamal Clark, del 17enne Laquan McDonald, ucciso da un agente con ben 16 colpi di pistola sparati a bruciapelo, e si potrebbe continuare a lungo.

Le immagini di Floyd mentre muore sotto il ginocchio dell’agente bianco hanno fatto il giro del mondo, e la protesta violenta si è già sparsa in alto città tra cui New York, Oakland e Denver. A San Francisco e aChicago sono in corso sit-in e cortei, mentre a Louisville, nel Kentucky si manifesta per la 26enne Breonna Taylor, un’infermiera afroamericana uccisa pochi giorni fa dagli agenti della polizia nel suo appartamento dove avevano fatto irruzione per errore, cercando droga. In quella città si contano già 7 feriti da colpi di arma da fuoco a seguito dei disordini.

Trump, invece di placare gli animi, è intervenuto gettando benzina sul fuoco bollando i manifestanti come “criminali” e minacciando il sindaco Frey di ”riportare al più presto la calma o farò intervenire l’esercito”. In un tweet all’inizio oscurato dal social ha affermato che “Quando iniziano i saccheggi iniziano gli spari”.

A causare il soffocamento di Floyd, l’uomo che gli ha messo il ginocchio sul collo, è stato l’agente Derek Chauvin, già segnalato per il ricorso facile alla pistola e per abusi verso gli arrestati di colore. Nel 2006 era stato indagato in quanto parte di un gruppo di sei poliziotti che avevano ucciso Wayne Reyes, il quale aveva appena pugnalato la fidanzata e stava minacciando gli agenti. Lo stesso Chauvin nel 2008 aveva sparato e ferito Ira Latrell Toles durante un intervento per sedare una violenza domestica.una chiamata d’assalto domestica.