Hong Kong. Ancora manifestazioni antigovernative, scontri e arresti

Notizie Geopolitiche –

Non si fermano le manifestazioni antigovernative ad Hong Kong, dove oggi in decine di migliaia sono scesi in piazza nonostante il divieto di manifestare, aggirato con lo stratagemma di preghiere e manifestazioni religiose che la legge non può impedire. Da subito sono tuttavia cominciati gli scontri fra chi protesta e gli agenti, i quali hanno risposto al lancio di mattoni ed altri oggetti con idranti e gas lacrimogeni. Numerosi i fermi e i feriti, ma nella megalopoli permangono numerosi sit-in e gruppi corposi di manifestanti; la polizia ha chiuso la metropolitana ed ha isolato i palazzi governativi, obiettivo della protesta.
Messa da parte la proposta di legge sull’estradizione, iniziativa del governo che aveva portato in piazza in un solo colpo 2 milioni di persone, chi protesta oggi chiede le dimissioni della governatrice Carrie Lam, considerata la longa manus delle autorità centrali, ma soprattutto denuncia la graduale erosione dell’autonomia e di quel “un paese due sistemi” garantito al momento del passaggio alla Cina dell’ex colonia britannica.
Già nel 2017 il Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) aveva introdotto un sistema elettorale che prevede per l’elezione del capo del governo locale la scelta fra due o tre candidati ricavati da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”, cosa che aveva scaturito la “protesta degli ombrelli”.
Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.