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Non si fermano le manifestazioni antigovernative a Hong Kong, dove nel giorno che ricorda cinque anni fa la partenza della Protesta degli ombrelli in migliaia sono tornati a chiedere le dimissioni della governatrice Carrie Lam. In più occasioni vi sono state tensioni e scontri con la polizia, la quale è ricorsa all’impiego di gas lacrimogeni e a cariche specialmente nei pressi della stazione e nelle principali piazza, dove sono state erette barricate.
La tv pubblica ha riportato che diverse decine di manifestanti sono stati arrestati, e che sono stati arrecati danni alla stazione ferroviaria. Gli agenti hanno poi ripreso in controllo della stazione sparando proiettili di gomma e ricorrendo all’uso di manganelli e spray al peperoncino.
Michael Mo, uno degli organizzatori di quella che ufficialmente sarebbe dovuta essere una protesta contro l’inquinamento acustico, ha dichiarato che “agenti in tenuta anti-sommossa invece di altri in grado di negoziare con noi porterà solo a nuove tensioni”, ma verso gli agenti sono state lanciate bombe molotov ed oggetti di ogni genere.
Sempre ad Hong Kong si sono attivati anche gruppi di manifestanti pro Cina, che hanno smantellato i “muri della protesta” ricoperti di biglietti con messaggi contro l’ingerenza cinese negli affari di Hong Kong.
Agli inizi di settembre Carrie Lam ha annunciato, nel tentativo di placare gli animi, il ritiro definitivo del disegno di legge sull’estradizione, motivo iniziale della protesta, ma i manifestanti continuano a denunciare l’erosione dell’autonomia di Hong Kong e di quel “un paese, due sistemi”, promesso nel 1997, anno del passaggio del territorio alla Cina.
Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.
