Il Corno d’Africa invaso dalle locuste

di C. Alessandro Mauceri

La Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha lanciato l’allarme per l’invasione di locuste che sta colpendo diversi paesi africani tra i quali Etiopia, Somalia e Kenya, mentre Uganda e Sud Sudan non ne sono colpiti, ma sono a rischio. Per il Kenya si tratta della peggiore invasione di locuste degli ultimi 70 anni: 70mila ettari di terra già infestati da 150 miliardi di locuste del deserto.
Il problema è stato anche uno degli argomenti trattati durante i lavori annuali della Comunità di Pratica dei dati sul bestiame per le decisioni (CoP) che riunisce produttori e altri soggetti per condividere conoscenze e innovazioni per “Valorizzare al massimo i dati sul bestiame della Fao”. 
“La velocità di diffusione del parassita e le dimensioni delle infestazioni sono talmente oltre la norma che hanno portato al limite le capacità delle autorità locali e nazionali. Data l’entità degli sciami, il controllo aereo è l’unico mezzo efficace per ridurre il numero delle cavallette. Le operazioni aeree devono essere incrementate in modo sostanziale ed estremamente tempestivo in Etiopia e Kenya”, ha dichiarato il direttore generale della Fao.
Lo scorso autunno la Fao aveva già denunciato la propria preoccupazione legata alle piogge insolitamente intense cadute sui terreni semi-desertici in cui vivono le locuste. Si tratta di insetti solitamente solitari ma capaci, in determinate condizioni, di riunirsi in sciami migratori di dimensioni bibliche. Con effetti devastanti per l’ambiente: ognuno di questi insetti mangia ogni giorno, cibo pari al peso del proprio corpo. Questo significa che uno sciame in grado di coprire la superficie di una grande città europea, come quelli che stanno invadendo questi paesi africani, può divorare in pochissimo tempo tutto il cibo disponibile. In questo modo vengono distrutti i raccolti e viene messa a rischio “la sicurezza alimentare della intera subregione”, ha dichiarato la Fao che ha detto che la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente: il numero delle locuste potrebbe moltiplicarsi 500 volte entro giugno, quando poi la siccità dovrebbe limitare la loro diffusione.
Ad essere a rischio non sono solo i paesi dell’Africa orientale: dal giugno dello scorso anno sciami di cavallette sono stati segnalati anche in India, Iran e Pakistan. Anche in Egitto, Eritrea, Arabia Saudita, Sudan e Yemen si starebbero riproducendo in modo incontrollato. Secondo il Direttore enerale della Fao, Qu Dongyu, “E’ diventata una situazione di interesse internazionale e minaccia la sicurezza alimentare dell’intera sottoregione. La Fao sta attivando meccanismi rapidi che ci consentiranno di intervenire rapidamente per sostenere i governi nell’organizzare una campagna collettiva per affrontare questa crisi. Le autorità della regione hanno già dato il via alle attività di controllo, ma data la portata e l’urgenza della minaccia, sono necessari ulteriori sforzi finanziari da parte della comunità internazionale dei donatori per poter accedere agli strumenti e alle risorse necessarie per portare a termine il lavoro. La Fao è pronta a sfruttare la sua esperienza e ad agevolare una risposta regionale coordinata”. “La nostra risposta deve prevedere anche sforzi per ripristinare i mezzi di sussistenza della popolazione. Le comunità dell’Africa orientale sono già state colpite da prolungate siccità, che hanno intaccato le loro capacità di coltivare cibo e guadagnarsi da vivere.  Dobbiamo aiutarle a rimettersi in piedi, una volta debellate le cavallette”.
Non è la prima volta che si verifica una simile piaga biblica. Nel 2013 ad essere colpito fu il Madagascar. Anche in quel caso a lanciare l’allarme fu la Fao che dichiarò che ad essere messa a rischio fame sarebbe stato il 60% della popolazione. Nella stessa zona, negli anni Cinquanta si era verificata un’invasione di cavallette che aveva messo in ginocchio l’economia del paese per oltre un decennio.
La Fao ha già fatto una stima degli aiuti necessari e del loro costo per la comunità internazionale. Ma anche ammesso che sia possibile raccogliere queste somme in breve tempo, non sarà facile far giungere questi aiuti a chi e ha realmente bisogno. Il ministro dell’Agricoltura ugandese, Aggrey Bagiire, ha dichiarato che la situazione è fuori controllo e gli interventi antiparassitari sono difficili a causa dei problemi di sicurezza sulla frontiera della Somalia, paese con ampie zone sotto il controllo degli estremisti islamici.