Il Parlamento europeo, ‘nessun accordo con la Cina fino a che restano sanzioni’

di Enrico Oliari –

Se ancora non si può parlare di rapporti deteriorati, gli attriti fra l’Unione Europea e la Cina cominciano ad avere risvolti pericolosi che potrebbero sfociare in un’escalation sul piano politico e su quello commerciale.
In marzo il Consiglio esteri dell’Unione Europea aveva imposto ritorsioni contro persone ed entità ritenute coinvolte nella repressione della minoranza islamica uigura della provincia dello Xinjiang, e a distanza di pochi giorni erano arrivate le misure simmetriche del governo cinese nei confronti di alcuni europarlamentari, ma anche di accademici, think tanks e funzionari europei.
Gli eurodeputati destinatari delle sanzioni cinesi sono Reinhard Bütikofer (Verdi/ALE, Germania), Michael Gahler (PPE, Germania), Raphaël Glucksmann (S&D, Francia), Ilhan Kyuchyuk (Renew Europe, Bulgaria) e Miriam Lexmann (PPE, Slovacchia).
Oggi il Parlamento europeo ha approvato con 599 voti favorevoli, 30 contrari e 58 astensioni una risoluzione di condanna delle sanzioni “immotivate e arbitrarie” imposte dalle autorità cinesi a individui ed entità tra cui cinque eurodeputati, affermando che la mossa di Pechino rappresenta un attacco alle libertà fondamentali ed esortando le autorità cinesi a revocare queste misure restrittive.
A Bruxelles si è tuttavia andati oltre la condanna rilanciando nel gioco delle misure e contromisure, ed hanno votato di non prendere in considerazione alcun colloquio sulla ratifica dell’accordo Ue-Cina finché non saranno revocate le recenti sanzioni cinesi contro i legislatori Ue.
La sospensione di qualsiasi valutazione dell’accordo globale Ue-Cina in materia di investimenti (Comprehensive Agreement on Investment – CAI), concordato in linea di principio tra l’Ue e la Cina nel dicembre 2020, così come qualsiasi discussione sulla sua ratifica da parte del Parlamento europeo, viene così ad essere “giustificata in virtù delle sanzioni cinesi in vigore”.
Gli eurodeputati hanno chiesto che la Cina tolgiesse le sanzioni prima di occuparsi dell’accordo, “senza pregiudicare l’esito del processo di ratifica”, e hanno ricordato alla Commissione europea che terranno conto della situazione dei diritti umani in Cina, compresa Hong Kong, al momento di dell’approvazione del testo.
Tuttavia gli altri accordi commerciali e di investimento con partner regionali, compreso Taiwan, non dovrebbero subire le ripercussioni della sospensione della ratifica dell’accordo.
Nonostante la reazione di Pechino, il Parlamento europeo ha accolto con favore l’inserimento da parte dell’Ue di quattro cittadini e di un’entità cinesi nell’ambito del regime globale di sanzioni dell’Ue in materia di diritti umani, a causa del loro ruolo nelle gravi violazioni contro gli uiguri e le persone di altre minoranze etniche musulmane nella regione cinese dello Xinjiang.
I deputati hanno chiesto anche di riequilibrare le relazioni tra l’Ue e la Cina, sostenendo l’adozione di un pacchetto di misure autonome quali una normativa contro gli effetti distorsivi delle sovvenzioni estere sul mercato interno, un divieto di importazione per le merci prodotte mediante lavoro forzato e un regolamento Ue più efficace e rigoroso sul controllo degli investimenti esteri.
Infine l’Ue dovrà poter rispondere adeguatamente alle minacce informatiche della Cina e agli attacchi ibridi.
Secondo i dati di Eurostat lo scambio commerciale tra l’Ue e la Cina nel 2019, cioè prima della pandemia di coronavirus, è stato di 560 miliardi di euro, con un deficit nella bilancia di 164 miliardi a carico dell’Ue.