India. Elezioni presidenziali: Drupadi Murmu del BJP è vicina alla vittoria

di Alberto Galvi

I legislatori indiani stanno votando per scegliere il prossimo presidente del paese, che con ogni probabilità sarà Drupadi Murmu del BJP (Bharatiya Janata Party), il partito al potere. I voti delle elezioni del 18 luglio verranno conteggiati il prossimo 21 luglio.
Il presidente dell’India è scelto da quasi 5mila membri eletti delle Camere del parlamento e delle legislature regionali in tutto il paese. Ciascuno dei loro voti è ponderato in base alle dimensioni del collegio elettorale.
Il presidente svolge un ruolo guida nel processo di formazione dei governi, e ha la facoltà di rinviare alcuni progetti di legge parlamentari per il riesame. Per quanto rivesta una funzione in gran parte cerimoniale, la sua posizione può essere importante durante i periodi di incertezza politica.
L’elezione di Drupadi Murmu è una formalità, poiché il BJP del primo ministro Narendra Modi, che esercita il potere esecutivo, controlla un numero sufficiente di seggi nelle legislature federali e statali per spingere il proprio candidato. In questo modo è probabile che Murmu della tribù Santhal ottenga il sostegno di altri partiti regionali nelle assemblee statali.
Drupadi Murmu diventerà la prima presidente donna tribale e la seconda donna chiamata a guidare l’India, ovviamente se eletta. Il vincitore sostituirà Ram Nath Kovind, che è il secondo presidente del paese, membro della emarginata comunità dalit, che si trova nel gradino più basso della complessa gerarchia delle caste in India, Pakistan e Bangladesh. Kovind è presidente dal 2017, ma è anche una collaboratrice del Rashtriya Swayamsevak Sangh, un gruppo nazionalista indù di estrema destra che è stato a lungo accusato di fomentare l’odio religioso contro i musulmani.
Murmu rappresenta le comunità tribali povere. Il suo principale avversario alla presidenza è l’ex ministro delle Finanze e degli Affari esteri Yashwant Sinha, del partito BJP, ma è sostenuto da un’opposizione divisa. Sinha ha lasciato nel 2018 il BJP a seguito di una divergenza con Modi su questioni economiche, ed è ora critico nei confronti del governo Modi.