India. Legge sulla cittadinanza: proteste in tutto il paese, 6 morti nell’Assam

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Crescono le tensioni in India a seguito della controversa legge sulla cittadinanza, il Citizen Amendment Bill, che contravvenendo la Costituzione agevola l’ottenimento della nazionalità indiana agli immigrati provenienti dal Bangladesh, dal Pakistan e dall’Afghanistan purché hindu, sikh, jainisti, cristiani, buddhisti e parsi, ma non a quelli musulmani.
Il premier Naredra Modi ha cercato invano di placare gli animi affermando che “legge non avrà nessuna conseguenza sui cittadini indiani di nessuna religione, in quanto riguarda solo chi ha subito anni di persecuzioni all’estero e ha solo l’India dove rifugiarsi”.
Le proteste sono in corso da giorni, ma nelle ultime ore si sono registrati importanti disordini un po’ ovunque, mentre il numero dei morti nello stato nord orientale dell’Assam è salito a sei. Proteste si registrano in tutto il paese, comprese Mumbai, Kolkata e Bangalore, ma sul piede di guerra vi sono soprattutto gli universitari con irruzioni ed arresti nei campus, come in quello dell’Università Jamia Millia Islamia di Delhi e di Aligarh, nell’Uttar Pradesh. Nella prima gli agenti sono entrati in forze distruggendo la biblioteca e bastonando chiunque incontravano, dai custodi agli studenti, arrestando 35 di loro mentre erano impegnati nella preghiera. In segno di solidarietà vi sono state marce notturne e proteste in diverse università del paese, scioperi e scontri con la polizia.
Domani si riunirà la Corte suprema per valutare quanto accaduto alla Jamia Millia Islamia, ed i giudici hanno già fatto sapere che “non ci faremo ricattare”, pur precisando che “non stiamo affermando che gli studenti siano responsabili e che la polizia sia innocente. Valuteremo a sangue freddo, ma solo se le proteste d’ora in poi saranno pacifiche”.