Indo-Pacifico: Biden fa produrre all’Australia sommergibili nucleari e manda in fumo gli accordi con la Francia

di Guido Keller

Il presidente Usa Joe Biden si è fatto promotore dell’ennesimo accordo di partenariato volto a contenere l’espansionismo militare, ma anche economico, della Cina nell’Indo Pacifico.
Negli ultimi anni si è potuti assistere ad un’importante crescita della potenza militare cinese con tanto di varo della portaerei Shandong, capace di trasportare 28 aerei Shenyang J15 e 4 elicotteri, ma soprattutto sono state create isole artificiali ufficialmente per finalità commerciali, ma realmente a scopo militare.
La Cina fa insomma paura per la sua aumentata potenza di fuoco in un quadro di territori contesi con diversi paesi a cominciare dalle isole Takeshima e Senkaku con il Giappone, ed anche Taiwan sta correndo alle armi dopo che nel Libro Bianco di Pechino è stato scritto che l’isola secessionista (sia la Repubblica di Cina che la Repubblica Popolare Cinese si considerano a vicenda tali) verrà presto riannessa alla madre patria, se necessario manu militari. Solo tre settimane fa aerei cinesi hanno violato lo spazio di controllo aereo dell’isola di Formosa, ed in risposta gli Usa hanno inviato il cacciatorpediniere Uss Kidd e una nave della Guardia costiera nello stretto di Taiwan quale messaggio dissuasivo.
Intanto nel crescendo delle tensioni i paesi produttori di armi stanno facendo affari d’oro, dal momento che tutti i paesi dell’area si stanno armando di mezzi di ogni genere, dai sottomarini alle batterie antiaeree, e proprio l’industria bellica statunitense funziona a pieno regime.
Il nuovo accordo intavolato da Biden si chiama Aukus, e vede un’alleanza con Gran Bretagna ed Australia volto a contenere la potenza cinese nell’area. Esso prevede, come ha spiegato il premier Scott Morrison, l’acquisto da parte dell’Australia di missili Tomahawk a lungo raggio per i cacciatorpedinieri australiani ed altri aria-terra per gli arsenali, ma in particolare la possibilità per l’Australia di possedere sottomarini nucleari e addirittura di fabbricarne di propri grazie alle tecnologie britanniche e statunitensi, una scelta che ha cerato non pochi malumori, da Parigi a Wellington.
Morrison ha parlato di una “necessità”, ma se per la collega neozelandese Jacinda Arden “rimarrà invariato il divieto per le navi a propulsione nucleare di transitare sulle nostre acque”, per il ministero degli Esteri francese la decisione di non procedere con l’acquisto di sottomarini convenzionali, come era stato pattuito, è “deplorevole”.
Biden ha insomma bellamente mandato in fumo quasi 70 miliardi di dollari di sottomarini a propulsione elettrica / diesel di produzione francese, per cui nel comunicato del Quai d’Orsay si legge che “Ci rammarichiamo per la scelta statunitense, che spinge a rimuovere un alleato e un partner europeo come la Francia da una partnership di lunga data con l’Australia, in un momento che vede sfide senza precedenti nell’Indo pacifico: si tratta di una mancanza di coerenza”.
Va detto che il programma franco-australiano per la fornitura di 12 sottomarini della classe Attack continuava a subire ritardi, ma a poco servono le parole di Biden secondo cui “la Francia continuerà ad essere un partner chiave nella regione”.