IRAN. GB sotto shock chiude ambasciate, via diplomatici alleati

Ansa, 30 nov 11 –

di Mattia Bernardo Bagnoli –

E’ crisi profonda tra Gran Bretagna e Iran dopo l’assalto di ieri alla sede diplomatica britannica a Teheran, con l’Occidente che si schiera a fianco di Londra. Il ministro degli Esteri di Sua Maesta’, William Hague, usando mano durissima nei confronti del regime degli ayatollah, ha ordinato oggi l’espulsione della rappresentanza diplomatica iraniana dal Regno Unito ”entro 48 ore” e ha deciso la chiusura dell’ambasciata britannica a Teheran, con conseguente evacuazione del suo staff. Le relazioni fra i due paesi sono ai minimi storici. ”Se un Paese rende impossibile per noi operare all’interno del suo territorio – ha tuonato Hague ai Comuni – non si può aspettare di avere un’ambasciata funzionante qui da noi”. Il ministro, che ha ottenuto l’appoggio di tutti i partner europei, ha quindi esposto ai deputati la ricostruzione di quanto accaduto, precisando che l’assalto è stato condotto in massima parte da studenti della milizia Basij, un’organizzazione che fa capo a ”settori” del regime iraniano. ”Che l’attacco possa essere avvenuto senza una qualche forma di sostegno da parte del regime – ha sottolineato Hague – e’ pura fantasia”. Impossibile dunque porgere l’altra guancia. Downing Street, nella tarda serata di ieri, aveva d’altra parte avvertito di ritenere il governo iraniano ”responsabile per il suo inaccettabile fallimento nel garantire la sicurezza del personale diplomatico, così come richiesto dal diritto internazionale”. Il premier David Cameron, durante il tradizionale Question Time del mercoledì, ha quindi rincarato la dose bollando il comportamento degli iraniani come ”disdicevole e scioccante”. “Considereremo – ha chiosato – azioni molto dure in risposta”. Detto, fatto. Hague ha promesso di sollevare la questione alla riunione dei ministri degli Esteri in programma a Bruxelles dove, ha assicurato, ”discuteremo di questo episodio e delle ulteriori azioni da intraprendere” in relazione al programma nucleare iraniano. Londra – che per ragioni di realpolitik manterrà ad ogni modo un canale di comunicazione con l’Iran – ha immediatamente incassato il sostegno della quasi totalità della comunità internazionale: Usa, Ue e Nazioni Unite hanno infatti condannato con durezza l’assalto, mentre l’unica voce da Teheran e’ stata quella del capo della magistratura, Sadeq Larjani, che ha continuato a minacciare come ”ogni Paese che sia ostile all’Iran dovrà attendersi lo stesso risultato”. L’Italia sta valutando se chiudere l’ambasciata in Iran, mentre la Francia ha subito espresso il suo sostegno ai vicini d’oltre Manica e ha chiesto l’applicazione di sanzioni severe per paralizzare il Paese. Oltre alla Francia, anche Germania e Olanda hanno richiamato il proprio ambasciatore a Teheran per consultazioni. ”Ho dato disposizione di convocare quanto prima l’ambasciatore iraniano per chiedere spiegazioni e avere garanzie sul futuro della sicurezza del corpo diplomatico”, ha annunciato il titolare della Farnesina Giulio Terzi, aggiungendo di valutare la chiusura dell’ambasciata italiana a Teheran. Così anche Berlino. “Abbiamo detto molto chiaramente che ci aspettiamo che una cosa del genere non accada mai più”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri. Il capo della diplomazia francese Alain Jupp‚ – in un’intervista al settimanale L’Express – ha proposto il “congelamento dei beni della banca centrale e un embargo sulle esportazioni di idrocarburi”. La sponda francese èstata molto gradita dalla Gran Bretagna. Hague ai Comuni ha ringraziato Parigi per “l’aiuto che ci ha dato, in ogni modo, e per l’assistenza pratica fornita al nostro staff a Teheran”. Il capo del Foreign Office ha poi allargato il ventaglio e ha espresso la sua gratitudine a “molte altre nazioni”, notando come “in tutta Europa” gli ambasciatori iraniani siano stati convocati per ricevere “forti ammonizioni”. Le cancellerie europee, pur auspicando un giro di vite sulle sanzioni, hanno comunque messo ampiamente le mani avanti su un possibile coinvolgimento militare. Uno scenario di questo tipo sarebbe, secondo Terzi, ”devastante” mentre, stando a Jupp‚  provocherebbe danni ”irreparabili”. Su questo punto anche la Gran Bretagna si è dimostrata cauta. ”Tutte le opzioni restano sul tavolo ma voglio essere chiaro: non stiamo invocando un intervento militare”, ha dichiarato Hague in Parlamento.