di Shorsh Surme –
Lo Stato Islamico si è fatto vivo rivendicando giovedì la responsabilità dell’attentato che ha provocato 103 morti e 210 feriti a Kerman, in Iran, presso la tomba del controverso generale dei Pasdaran (Guardie della Rivoluzione) Qassem Soleimani. L’attentato è avvenuto Il giorno prima, durante una processione in memoria del generale, e la rivendicazione è arrivata attraverso un post sull’account Telegram ufficiale del gruppo estremista.
L’Isis ha definito l’attacco una “operazione di duplice martirio” e ha descritto come due militanti si sono avvicinati a una cerimonia presso la tomba del generale Soleimani, ritenuto un leader ipocrita.
Il generale, un ufficiale militare iraniano ampiamente venerato e temuto, ma anche architetto di un’alleanza di gruppi sciiti guidata e finanziata dall’Iran in tutto il Medio Oriente, è stato assassinato quattro anni fa in un attacco di droni americani.
Lo Stato Islamico, organizzazione musulmana sunnita, afferma la sua missione di uccidere i musulmani apostati, compresi gli sciiti. L’Iran, un paese a maggioranza sciita, è guidato da un governo teocratico al comando del clero sciita.
In un comunicato lo Stato Islamico ha identificato i due aggressori in Omar al-Mowahid e Sayefulla al-Mujahid. Il gruppo è composto da affiliati locali di tutto il mondo musulmano, ma non ha specificato quale organizzazione regionale fosse dietro gli attentati.
L’attacco è stato l’ultimo episodio sanguinoso di un’azione perpetrata dallo Stato Islamico in Iran, considerato un nemico che, insieme alla coalizione guidata dagli Stati Uniti, ha contribuito a sconfiggere il gruppo in Siria e Iraq. È stato il generale Soleimani a costruire lì una rete di milizie sciite per respingere il gruppo e a dirigere personalmente gli sforzi per combatterlo.
Lo Stato Islamico, la cui affiliata in Asia centrale ISIS-Khorasan ha ripetutamente minacciato l’Iran per quello che definisce il suo politeismo e la sua apostasia, ha rivendicato la responsabilità di diversi attacchi avvenuti in passato contro l’Iran.
Nell’ottobre del 2022 un uomo armato ha ucciso 13 persone in un santuario nella città di Shiraz. Una dichiarazione dello Stato Islamico che rivendicava la responsabilità di quell’attacco affermava che l’obiettivo era quello di uccidere gli sciiti, inquadrando la sparatoria come la continuazione di un antico scontro tra sunniti e sciiti, il cui scisma religioso risale a una disputa del settimo secolo sul legittimo erede del profeta Maometto.