Iran. Sale la tensione con gli Usa. Rohani, ‘via dall’accordo sul nucleare’

di Nunzio Messere

Non si abbassa la tensione tra gli Usa e l’Iran, dopo che l’amministrazione di Donald Trump ha deciso l’invio di una portaerei, la Uss Abraham Lincoln, e del relativo gruppo di aerei e navi per scongiurare il minacciato blocco dello Stretto di Hormuz, da dove transita buona parte del petrolio mondiale.
Ieri il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, John Bolton, ha precisato che la dislocazione dei mezzi da guerra sono al momento destinati “a inviare un messaggio chiaro e inequivocabile al regime iraniano, secondo cui qualsiasi attacco contro gli interessi degli Stati Uniti o dei suoi alleati porterebbe lo scontro inevitabile con una forza inesorabile”. Tuttavia, siccome di scontro psicologico si tratta, il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha avvertito dell’intenzione di uscire dall’accordo sul nucleare sottoscritto dal “5+1” (Usa, Russia, Cina, Francia, Gb + Germania) nel 2015, il Jpcoa, e quindi di riavviare gli impianti per la produzione di testate atomiche.
Va detto che, come ha più volte appurato l’Aiea, l’Iran ha sempre rispettato pedissequamente l’accordo, ma Trump, che è stato eletto grazie al determinate supporto delle potenti lobby sioniste presenti nel suo paese, ha preso come “casus” il lancio nel settembre 2017 di un missile convenzionale “Khorramshahr”, nonostante tali test non rientrino nel Jpcoa.
Il 2 maggio Washington ha inoltre sospeso l’esenzione da eventuali sanzioni per 8 paesi tra cui l’Italia che acquistano petrolio dall’Iran, cosa che rappresenta una sonora mazzata per l’economia della Repubblica Islamica, e Trump ha già fatto sapere l’intenzione di introdurre ulteriori misure nei confronti del paese degli ayatollah.
A Teheran sono abituati alle sanzioni Usa, per cui Rohani ha prontamente dichiarato che “La Repubblica Islamica dell’Iran, in risposta all’uscita dell’America dall’accordo nucleare e alle cattive promesse dei Paesi europei sul rispetto dei loro impegni, riprenderà parte delle sue attività atomiche che erano state interrotte nel quadro dell’intesa”.
E’ prematuro ipotizzare un vero e proprio conflitto, anche perché l’Iran è un paese di 80 milioni di abitanti che mettono da parte le loro divisioni e si coalizzano contro chi vuole dettare legge a casa loro. Certo è che fino a non molto tempo fa erano 5 i paesi che dal Marocco al Kirghizistan non avevano nei loro confini la presenza degli Usa: l’Iraq, dove ora ci sono le basi a seguito della guerra che ha portato alla sconfitta del partito Ba’ath, l’Afghanistan, altro teatro di guerra, la Siria, dove però sono intervenuti i russi in quanto loro zona di influenza, la Libia, dove Haftar è da più parti ritenuto essere la longa manus di Washington. E l’Iran, appunto.