Israele. Coronavirus: rinviato il processo a Netanyahu

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L’emergenza coronavirus ha fatto ottenere al premier israeliano Benjamin Netanyahu quello che i giudici non gli avevano concesso una settimana fa, ovvero il rinvio dell’udienza prevista per il 17 marzo nel processo che lo vede imputato di corruzione, frode e abuso di potere.
Il ministro della Giustizia Amir Ohana, stretto alleato di Netanyahu, ha infatti dichiarato l’emergenza sanitaria per l’intero comparto giudiziario, e di conseguenza il processo avrà inizio il 25 di maggio. Da oggi fino ad allora i giudici si siederanno solo per udienze urgenti, come per dirimere su arresti e rinvii in carcere, ma è palese che Ohana ha agito soprattutto per dare tempo al premier. Difatti il Movimento per la qualità del governo ha scritto in una nota che “è un ministro a tempo in un governo a tempo senza investitura popolare”, ed ha presentato un esposto all’avvocatura generale dello Stato.
I legali di Netanyahu avevano chiesto il rinvio dell’udienza sostenendo che sarebbe servito più tempo per consultare le prove a suo carico, ma i giudici avevano risposto il 9 marzo che era stato dato tempo sufficiente all’imputato e ai suoi legali per visionare la documentazione, anche perché l’incriminazione ufficiale è avvenuta il 21 novembre scorso.
A puntare il dito contro il premier israeliano è stato il procuratore generale Avichai Mandelblit: nell’inchiesta “1000” ha indagato Netanyahu per frode e abuso di ufficio per aver ricevuto regali da uomini del mondo degli affari; con l’inchiesta “2000” il premier è accusato di aver stretto patti con Arnon Mozes, proprietario della Israel Hayom: in cambio di un atteggiamento di favore gli avrebbe garantito modifiche alla legge sull’editoria volte a sostenerne la testata free press; poi vi è la “4000”, dove Netanyahu, che era anche ministro delle Comunicazioni, avrebbe favorito con una legislazione ad hoc l’azienda telefonica Bezeq, che è anche proprietaria del sito di notizie Walla.
Per Netanyahu si è trattato di “Un tentato colpo di Stato contro il primo ministro”, ed ha ribattuto che “Ho dedicato la mia vita allo Stato. Ho combattuto per questo, sono stato ferito”, “bisogna investigare sugli investigatori, perché queste indagini sono inquinate”.
L’incriminazione di Netanyahu ha compromesso nel paese la possibilità che la coalizione che lo sostiene abbia la maggioranza necessaria per governare, tanto che solo una settimana fa i cittadini si sono recati per la terza volta alle urne, dalle quali è però uscita una situazione invariata. I centristi di Blu-Bianco, partito di Benny Gantz, continuano a rifiutarsi di appoggiare un governo guidato da Netanyahu.