“5651”: la Turchia adotta la censura in nome del confessionalismo. E c’è chi la vorrebbe in Europa.

di Gaetano de Pinto –

5651 è un numero che i turchi, da quest’anno, non dimenticheranno facilmente.  Si tratta infatti del numero di una legge bavaglio-censura, ovvero liberticida, che il governo turco ha approvato in gran fretta con la scusa di proteggere la figura del padre della patria, Ataturk, da possibili offese. Una bufala colossale che in nome della difesa di un simbolo, rischia di vedere cancellato il più sacro dei diritti di una democrazia: la libertà di espressione.
Per ritrovare una legge simile nella nostra Europa bisogna risalire al periodo dei fascismi, in cui la censura era sancita per legge ed è in nome di interessi economici più o meno noti che l’Europa si sta dimostrando ancora una volta priva di ogni fondamento politico, priva di ogni rotta, incapace di una voce unica per cui oggi potrebbe esservi l’ingresso della Turchia nella Comunità, come pure un domani Israele.
Fa specie sentire parlare di ingresso della Turchia nella nostra Comunità, in un momento di crisi internazionale e in un periodo storico in cui la maggioranza che governa l’Europa è di destra. L’unica voce, oserei dire quasi alternativa, a questo miserevole attacco alla UE, proviene dai cugini francesi ed in particolare dal loro presidente, Sarkozy, il quale ha recentemente dichiarato che “non c’è posto per la Turchia in Europa”.  Certo non si può dimenticare la virata dei francesi su questo argomento. Probabilmente da qui alla fine della crisi economica, che sta occupando le agende delle cancellerie europee, i capi di Stato e di governo dei paesi che hanno maggior peso in un Parlamento Europeo ad oggi ancora privo di significato per molti, si renderanno conto che la Turchia è un grande paese e soprattutto popoloso: o si aumenterà il numero degli eurodeputati dormienti, o qualcuno dovrà cedere la propria poltrona. Di certo non si può chiedere un sacrificio al Lussemburgo o alla Danimarca o al Belgio.
Chi ci rimetterà, anche in termini di rappresentanza, saranno soprattutto Germania, Francia e Italia.  Forse vedere a casa alcuni dei nostri eurodeputati potrebbe stuzzicare la fantasia di molti (visto il loro lassismo), ma la questione va posta su un altro piano. Come può l’Italia pensare di cedere parte della propria rappresentanza in Europa a favore della Turchia, un paese che ha già oscurato circa 3700 siti tra i quali You tube e You reporter (siti che, tra l’altro, hanno fatto conoscere al mondo l’orrore perpetrato in Libia,  gli abusi degli americani nella base di Guantanamo e in Afghanistan, o ancora la crudeltà del regime siriano e cinese?).
Il 18 luglio del 1997 veniva messa a punto quella piattaforma software che permise la nascita dei blog.
Oggi più che mai l’Europa deve reagire contro la censura mediatica, atto di violenza lesivo dei nostri principi, facendo valere le nostre ragioni e non quelle della finanza bancaria che stanno spingendo per l’ingresso della Turchia nella Comunità.
Non possiamo permetterci di avere nella Casa comune un paese che limita la rete, che addirittura censura siti e che potrebbe arrivare ad incarcerare i giornalisti scomodi.
L’Italia oggi è governata da uno schieramento che si dice essere di centro-destra dove molti sono per  l’entrata in Europa sia della Turchia che di Israele.
Sorvolo su Israele che meriterebbe riflessioni altrettanto importanti sulla concezione che ha di democrazia (è alquanto bizzarro che un paese che viola giornalmente le risoluzioni dell’ONU venga ritenuto democratico), ma in merito alla Turchia si può tranquillamente parlare di tributo all’idiozia politica.
C’è il sospetto che qualche nostro politico, al quale non interessa nulla della causa turca, voglia introdurre nell’ordinamento europeo un precedente per poter imbavagliare la rete anche in Italia, tanto che solo poche settimane fa vi sono stati tentativi in questo senso.
Può l’Europa accogliere un paese che emana una circolare dal ministero delle telecomunicazioni, in cui ordina la censura di alcuni termini come “gay” o “masturbazione” o “donna” o “studente” ed altre 138 parole che farebbero sorridere gli europei per tanta stupidità?
La civiltà di un Paese si misura soprattutto per il grado di libertà di pensiero: la Turchia dal 22 agosto (dataz in cui entreranno in vigore definitivamente queste ignobili norme) sarà al pari dei paesi confessionali come l’Iran, la Siria, il PaKistan e altri suoi simili. La Turchia rischia di diventare un paese liberticida e forse anche un po’ ignorante, dal momento che si sta portando al compimento una legge assurda in nome di Ataturk, fondatore laicista della repubblica Turca, il quale adottò il calendario gregoriano, l’alfabeto latino e il sistema metrico decimale, riconobbe la parità dei sessi (ora si vorrebbe ‘donna’ fra i termini censurati) e istituì il suffragio universale. Forse è la Turchia di Ataturk e non quella di oggi ad essere degna di entrare a far parte della famiglia europea.