Israele. L’Isis spara dal Golan, l’aviazione distrugge un’istallazione di mortai

di C. Alessandro Mauceri –

israele-golan-soldatiLa notte scorsa l’aviazione israeliana ha colpito un’installazione dell’Isis nel sud del Golan siriano. A renderlo noto è stato un portavoce dell’esercito israeliano che ha parlato di una “reazione ai colpi di spari e di mortaio” esplosi su un’unità della Brigata Golani in ricognizione, che è stata presa di mira da colpi sparati da miliziani dell’”Esercito Khaled ibn al-Walid”, in precedenza “Brigata dei Martiri di Yarmuk”, formazione affiliata all’Isis.
Praticamente impossibile ogni riscontro da parte di osservatori esterni, dato che la zona è stata abbandonata dagli osservatori Undof (United Nations Disengagement Observer Force) e successivamente occupata dalle milizie dell’Isis. “L’operazione di stanotte – ha proseguito il portavoce militare – ha voluto impedire ai miliziani dell’Isis di usare la postazione che costituisce una minaccia per Israele”.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha commentato l’accaduto affermando che Israele “non consentirà ad elementi dell’Isis o di altre formazioni ostili di mettere radici nella zona sfruttando la guerra civile in Siria”. Il timore è che si possa avere un’escalation di scontri e l’apertura di un nuovo fronte oltre che l’inserimento attivo di Israele nel conflitto.
Nonostante Netanyahu abbia più volte ribadito che il suo paese “è ben dislocato alla frontiera nord”, le forze armate israeliane da tempo ripetono che il rischio di un potenziale conflitto con l’Isis è concreto. A lanciare l’allarme è stato anche l’ex capo dell’intelligence militare Amos Yadlin, che ha definito l’attacco un cambio di rotta dell’Isis e dei suoi affiliati. “Non sappiamo ancora se questo – ha detto Yadlin – è un cambio di politica dell’Isis o uno scambio a fuoco non programmato”. E il fatto che quello di questi giorni sia stato definito da un portavoce dell’esercito il primo attacco deliberato contro Israele, “breve ma produttivo”, potrebbe aprire nuovi scenari.
Tutta la zona è sotto il controllo israeliano e in alcuni punti la recinzione è collocata infatti a ovest del confine, in modo da dare alle forze israeliane una posizione di vantaggio in termini di altezza rispetto a potenziali assalitori. Si tratta infatti di una zona “calda”, sorvegliata con attenzione a causa di precedenti scontri di Israele con altri paesi.
Fino ad ora Israele si era tenuto al di fuori del conflitto contro l’Isis, ma gli indizi hanno portato a sospettare (si è parlato di una rivendicazione) che vi sia la formazione terroristica di al-Baghdadi dietro i numerosi incendi che nei giorni scorsi hanno distrutto numerose abitazioni nella zona di Haifa e che hanno costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case.