Italia-Germania, il nostro Mezzogiorno e la loro ex DDR: l’ineguale sottosviluppo

Festival Economia Trento –

burdaNon c’è solo il divario nord-sud, la questione nazionale per eccellenza in Italia, ma anche quello est-ovest, che la Germania ha conosciuto e sta ancora sperimentando dalla caduta del muro di Berlino. E’ dagli anni del boom economico degli anni ’60 che il nostro Paese vive il complesso di inferiorità nei confronti della Germania, ma proprio dagli esiti che ha avuto la riunificazione con la DDR può arrivare la “consolazione” che un divario tra zone più sviluppate e altre che sono rimaste indietro nella corsa allo sviluppo non è solo una prerogativa italiana. Qui è verticale, nord-sud; là orizzontale, tra est e ovest. ma per capire quanto l’Italia potrebbe assomigliare alla Germania nata dall’esperienza della riunificazione occorrerebbe – spiega Micheal Burda al festival dell’Economia di Trento – “tagliare l’Italia a metà e congelare il tempo per almeno quarant’anni”.
La Germania orientale e il nostro Mezzogiorno sono infatti due realtà non confrontabili, ma dall’esperienza tedesca possiamo, è ovvio, imparare qualcosa.
Ad esempio che immettere nel sistema ingenti quantità di risorse, come ha fatto la Repubblica federale di Germania per trainare i fratelli dell’ex DDR non ha garantito di per sè.
In dialogo con Gianfranco Viesti, Burda (per la terza volta al Festival) ha analizzato il ‘miracolo’ tedesco, definendolo per altro “relativo”, ma il confronto tra la ex Repubblica democratica tedesca e il nostro Mezzogiorno rimane comunque impietoso se Burda è costretto a dire che per il Sud Italia “la parola chiave, oggi, è preoccupazione”.
Dal confronto, ospitato nell’Aula Kessler della Facoltà di Sociologia, è emerso però che Italia e Germania, pur accomunate dal fatto che entrambe presentano realtà disomogenee e che viaggiano a diverse velocità, sono difficilmente paragonabili. Ma proprio dall’analisi delle contraddittorie risultanze della politica d’integrazione tedesca emergono indicazioni che potrebbero essere utili per noi: ad esempio la constatazione che forti investimenti di risorse pubbliche su un territorio non garantiscono di per sè il suo sviluppo se manca il fattore produttività. “Miliardi di euro dati al vostro Mezzogiorno non lo hanno aiutato a recuperare il gap, che si va sempre più approfondendo, con il Nord. Entrano in gioco, qui come in Germania, ragioni storiche e culturali, ma contano anche altri fattori come la qualità e il livello d’istruzione, gli investimenti in ricerca, ma anche gli atteggiamenti immateriali delle popolazioni, la qualità dei governi locali, la fuga dei giovani cervelli che depotenzia il management, il tasso di corrusione e lo stato di diritto.
La riforma istituzionale del governo Renzi può contribuire a traghettare il Mezzogiorno fuori dalle secche? Visti non si sbilancia ma avverte: “Attenti, non vorrei che dopo aver tolto competenze e spazi alle regioni, tra dieci anni dovessimo fare una riforma rovesciata per riportare il potere nelle regioni. Come è nei Lander tedeschi”.