Kurdistan. Sono gli sciiti ad attaccare i curdi, con le armi degli americani

di Shorsh Surme

EDITORIALE. Chi sono quelli che hanno attaccato la città curda di Kirkuk il 16 ottobre scorso? Si tratta di una milizia sciita fondata nel 2014 a seguito all’appello dell’ayatollah Iracheno Ali Sistani contro la minaccia dello Stato Islamico, pur sapendo che la nascita di queste milizie andava contro la nuova Costituzione irachena. Infatti l’art. 9,1b recita che “E’ vietata la formazione di milizie al di fuori delle forze armate”.
Dopo le dimissioni dell’ex primo ministro Nuri al-Maliki è subentrato alla guida dell’Iraq Haydar al-Abadì, il quale attraverso un decreto del suo gabinetto datato 7 aprile 2015 aveva annunciato che le milizie Hashd al-Shaabi erano un organismo ufficiale alle dirette dipendenze del primo ministro, attribuendo ai componenti tutti i diritti che godono i soldati iracheni e fornendo loro le armi e le munizioni provenienti dal ministero della Difesa, con buona pace della nuova Costituzione.
La cosa grave è che queste milizie usano le armi che gli americani avevano dato in dotazione all’esercito federale iracheno per combattere l’Isis, non per usarle contro i curdi.
Proprio ieri John Bolton, l’ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, ha espresso la sua solidarietà e sostegno al popolo curdo criticando l’amministrazione di Washington e i suoi legami con un governo, qual è quello iracheno, “dominato dai partiti sciiti filo-iraniani”. Il diplomatico ha condannato il governo iracheno nell’attacco a Kirkuk in quanto apertamente sostenuto dall’Iran: ”Dobbiamo aiutare i curdi difendersi dalle milizie sciite sotto la direzione degli ayatollah di Teheran”, ha aggiunto.
A me non piace lavare i panni sporchi in pubblico, ma oggi lo devo fare per quanto è successo due giorni fa in Kurdistan, in particolare nella città curda di Kirkuk. Molti giornali Italiani hanno scritto che i valorosi Peshmerga hanno abbandonato la loro postazione. E’ falso. Sono stati alcuni esponenti dell’Unione Patriottica del Kurdistan (Puk) che hanno costretto i Peshmerga a lasciare le loro postazioni. Ora il Politburo del Puk dovrà svelare i nomi e assicurarli alla giustizia in Kurdistan, per il tradimento.