L’autore della controversa statua di D’Annunzio, ‘il Vate prima del soldato’

di Gianluca Vivacqua

Non bastava Antonio Scurati e il suo monumentale M. (vincitore dell’ultima edizione del premio Strega) a riportare polemicamente l’attenzione sul D’Annunzio fiumano, l’avventuriero nazionalista che per un certo tempo Mussolini prese come faro. Ci voleva anche un’opera statuaria per una pubblica piazza di Trieste, la città che all’epoca dei fatti era tornata italiana solo da qualche anno, e da cui il commissario straordinario Badoglio bombardò i legionari dannunziani con volantini di minaccia, a risvegliare l’indignazione ufficiale dei croati, che nel poeta-soldato hanno sempre visto niente più che un corsaro, dispregiatore impunito della loro sovranità territoriale. A metterci la meta-bomba (un termine che sarebbe stato caro ai futuristi, probabilmente) ci ha poi pensato il sindaco all’ombra del Miramare, Dipiazza, che ha fortemente voluto che l’inaugurazione del monumento avvenisse il 12 settembre, proprio nell’anniversario della presa di Fiume. E neanche un anniversario qualsiasi, no di certo: il centenario di quell’anniversario. Cadabram, avrebbe soggiunto Marinetti. E pensare che la statua è quella di un pacifico intellettuale, serenamente curvo sui suoi libri e quasi disinteressato al mondo. Romantico, byroniano. Non per niente l’opera si intitola “il solitario studioso” ed è firmata dallo scultore Alessandro Verdi. Non è un esemplare unico: oltre alla statua di piazza della Borsa a Trieste ce n’è un’altra al Vittoriale degli italiani e un’altra ancora sul lungolago di Gardone Riviera.

– Maestro, perché la scelta di rappresentare il D’Annunzio intellettuale, elegante centellinatore di libri, anziché il D’Annunzio mito ed eroe di guerra?
”Per me il D’Annunzio che conta è il poeta, il grande protagonista della letteratura italiana. Il soldato viene dopo, ed è un’identità parallela, per non dire posteriore, che credo abbia poco a che fare con l’autore che abbiamo conosciuto, e magari apprezzato, a scuola. E quando ho riflettuto su che cosa si potesse intendere per “immaginario collettivo”a proposito di D’Annunzio mi sono ricordato di me a scuola alle prese con la sua poesia, e di tanti altri come me” .

– Si aspettava le polemiche per l’inaugurazione del monumento a Trieste?
”Si sono accaniti contro un intellettuale in giacca e cravatta assorto su una pila di libri: onestamente non me l’aspettavo, e non l’ho neppure capito. Avrebbe avuto più senso, credo, se lo avessi raffigurato in posizione eretta e divisa militare. Ma non sarebbe stato il mio D’Annunzio, lo ribadisco. Io penso che i contestatori, non solo quelli croati, parlo anche e soprattutto degli italiani, quando condannano D’Annunzio per i suoi legami ideologici e culturali con il fascismo abbiano di lui un’idea molto vaga e imprecisa. A me è bastato confrontarmi con Giordano Bruno Guerri (presidente del Vittoriale degli italiani e promotore dell’omaggio artistico al Vate, ndr) per rafforzarmi nella mia convinzione: D’Annunzio non è stato il precursore del fascismo né tantomeno il padre. Tutt’al più lo ha ispirato indirettamente” .

– La scelta dell’inaugurazione nel giorno dell’anniversario della presa di Fiume era stata concordata fin dall’inizio? Lei lo sapeva sin da quando le era stata affidata la commessa?
”In effetti no, non lo sapevo, In tutta sincerità ero convinto la si inaugurasse prima.
Probabilmente in luglio, come prevedeva Guerri su brescisettegiorni.it lo scorso maggio, a margine dell’inaugurazione delle altre due statue. Poi, lo slittamento dello scandalo”
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