L’Earth Overshoot Day 2022

di C. Alessandro Mauceri

Quando si parla di ambiente spesso si finisce per sentire dissertazioni sulle emissioni di CO2. Oppure, specie negli ultimi mesi, sulla crisi idrica.
C’è un indice che riunisce tutti questi problemi in un solo dato, è l’Earth Overshoot Day. A calcolarlo, ogni anno, è il Global Footprint Network e i ricercatori calcolano il fabbisogno di risorse naturali e servizi ecosistemici disponibili sul nostro pianeta e li confrontano con la domanda di risorse e servizi da parte dell’umanità. In altre parole vengono comparati da un lato l’offerta, la biocapacità di una città, di uno stato o di una nazione (in termini di terra biologicamente produttiva, di area marittima, di foreste, pascoli, terreni coltivati, zone di pesca e terreni edificati); dall’altra viene misurata la domanda della popolazione che vive su quell’area (in termini di alimenti a base vegetale e prodotti in fibra, bestiame e prodotti ittici, legname e altri prodotti forestali, spazio per le infrastrutture urbane e foreste per assorbire le emissioni di anidride carbonica dai combustibili fossili).
Per renderle paragonabili entrambe queste misure vengono calcolate in ettari globali, ettari standardizzati globali. Il risultato fornisce un dato unico, calcolato in giorni, che serve per valutare la sostenibilità dello stile di vita medio per ogni paese e quello globale. Se la domanda di beni ecologici di una popolazione supera l’offerta, quella regione ha un deficit ecologico e non potrà raggiungere la fine dell’anno con le risorse disponibili calcolate in base a un principio di sostenibilità. Una regione in deficit ecologico sarà costretta a soddisfare la maggiore domanda importando, liquidando le proprie risorse ecologiche (come la pesca eccessiva) e/o emettendo anidride carbonica nell’atmosfera in misura superiore al dovuto.
Riferendosi alla definizione di “sostenibilità” data dalla Commissione Bruntland nel 1987, dopo un lavoro durato ben tre anni, lo scopo del progetto è valutare se lo sfruttamento delle risorse (per paese o globale) permetterà alle generazioni future di poter fare lo stesso. O, al contrario, se un paese o i paesi nel loro complesso stanno sfruttando troppo velocemente le risorse a loro disposizione. Ma così facendo stanno privando le generazioni future della possibilità di fare lo stesso.
Secondo i calcoli dei ricercatori nel 2022 l’Earth Overshoot Day globale cade oggi, 28 luglio. Questo significa che, a partire da questa data, per rigenerare tutte le risorse ed i servizi ecosistemici che l’umanità richiede sarebbero necessarie 1,75 Terre. O, in altre parole, che si sta depauperando il capitale naturale disponibile.
Il problema non è solo l’acqua o le emissioni di CO2. É molto più ampio e complesso. “La sicurezza delle risorse naturali sta diventando un parametro essenziale della forza economica, non c’è alcun vantaggio nel temporeggiare, Piuttosto, è nell’interesse di ogni città, azienda o Nazione proteggere la propria capacità di operare in un futuro inevitabile di maggiori cambiamenti climatici e scarsità delle risorse”, ha dichiarato Mathis Wackernagel, fondatore del Global Footprint Network.
Come ogni anno, i ricercatori si sono impegnati in calcoli e stime basati su cinque parametri generali. La possibilità della natura di ricaricarsi. Come sono progettate e gestite le città. Da dove preleviamo l’energia di cui abbiamo bisogno. Il cibo che serve per alimentare la popolazione mondiale. E, ultimo ma non meno importante, la popolazione stessa, ovvero i dati demografici. Un dato per tutti: secondo il rapporto, 3 miliardi di persone vivono in paesi che consumano più cibo di quello che possono produrre e generano un reddito inferiore alla media mondiale. Inutile dire che questo avrà conseguenze non indifferenti.
Ovviamente esistono grandi differenze tra paese e paese. Ma non mancano le sorprese. Molti paesi considerati poveri o sottosviluppati, in realtà, presentano performance migliori: la domanda di risorse (di ogni genere) è bassa e commisurata alle proprie disponibilità. Il paese che nel 2022 ha fatto registrare i risultati migliori è la Giamaica: l’Earth Overshoot Day per questo paese cadrà il 20 dicembre. Come dire che esiste un equilibrio quasi perfetto tra domanda e risorse naturali disponibili. A seguire l’Ecuador (i suoi dati sono leggermente peggiorati rispetto agli anni passati) che esaurirebbe le proprie risorse, se utilizzate in modo sostenibile, il 6 dicembre.
Dall’altro lato della classifica, a sorpresa tutti i paesi “sviluppati” o quelli “ricchi” in particolare di petrolio e fonti energetiche, ma poveri di tutto il resto. In testa (ma forse sarebbe più corretto dire “in coda”) a questa classifica, il Qatar che esaurisce le proprie risorse sostenibili quasi immediatamente: addirittura il 10 febbraio. Da quel momento in poi è a debito. Situazione analoga per il peggior paese europeo in questa classifica, il Lussemburgo: anche qui i capitali delle società finanziarie servono a poco e le (poche) risorse naturali disponibili si esauriscono molto presto, il 14 febbraio. E poi una sfilza di paesi “ricchi” e “sviluppati” ma incapaci di gestire le proprie risorse in modo sostenibile (in barba alle promesse fatte alle varie COP e ai vari incontri internazionali per l’ambiente). USA, Canada e Emirati Arabi sono a pari merito il 13 marzo, seguiti, a pochi giorni di distanza, da Australia, Belgio, Danimarca e Finlandia (sorprende vedere questi paesi scandinavi, solitamente ai vertici delle classifiche per rispetto dell’ambiente e per gestione del territorio così in basso in classifica). Seguono in fila ordinata ma ininterrotta tutti i paesi Europei, tra i quali molti di quelli che hanno approvato il New Green Deal sventolato dalla presidente della Commissione Europea nel 2020 alla presenza della Greta Thunberg (proprio all’inizio della pandemia). La Svezia esaurirebbe le proprie risorse il 3 aprile. L’Austria il 6. Repubblica Ceca, Olanda e Norvegia il 12 aprile seguite dalla Slovenia, dalla Nuova Zelanda, dalla Russia e dall’Irlanda.
E l’Italia? Per una volta il Bel Paese non ha fatto registrare performance peggiori della maggior parte i paesi dell’UE. Anzi. L’Earth Overshoot Day dell’Italia è stimato il 15 maggio, peggio di Ungheria, Croazia e Grecia ma meglio dei “concorrenti” con i quali viene solitamente confrontata: Germania e Francia che hanno ottenuto stime ben peggiori. Magra consolazione. Specie se si pensa che, nonostante le belle parole e le promessa fatte, questa data cade sempre prima: lo scorso anno l’Earth Overshoot Day globale era il 30 luglio, nel 2017 l’1 agosto, nel 2016 il 6 agosto, nel 2007 il 15 agosto. Nel 2000, inizio del nuovo millennio, cadeva addirittura alla fine di settembre, il 25. Nel 1987, anno in cui venne definito il termine “sostenibilità”, l’Earth Overshoot Day venne stimato cadere il 27 ottobre. E negli anni Settanta addirittura tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. Segno indiscutibile che, nonostante le tante belle parole (che si parli di “sostenibilità” o di “resilienza”, la sostanza non cambia), le tante promesse fatte dai governi (soprattutto quelli dei paesi più sviluppati), le politiche adottate e gli stili di vita della gente sono andati sempre nella direzione sbagliata.
Dritti verso una continua e inesorabile depauperazione delle risorse naturali. Fino al punto da mettere seriamente a rischio la possibilità per le generazioni di poter fare quello che hanno fatto i loro padri.