Libano. Economia: luce in fondo al tunnel

di Giuseppe De Santis

C’è la malapolitica alla base della disastrosa situazione economica del Libano, e come ha osservato su Notizie Geopolitiche l’analista geopolitico Dario Rivolta, per anni il Libano ha usato le riserve di valuta pregiata per mantenere un alto tasso di cambio della lira col dollaro, permettendo ai cittadini libanesi di importare beni a costi contenuti e di vivere al di sopra delle loro possibilità.
Quando l’afflusso di dollari è diminuito e le riserve della Banca centrale si sono esaurite, la lira libanese si è svalutata del 98% causando un fortissimo aumento dei prezzi e un consistente impoverimento della popolazione.
Per uscire dalla crisi il governo ha iniziato nel 2020 a trattare col Fondo Monetario Internazionale per ottenere un prestito da 3 miliardi di dollari, ma in cambio sono state chieste misure che verrebbero a danneggiare in primis gli interessi della ristretta élite che si è arricchita ai danni della popolazione. Per questo motivo le trattative sono oggi in alto mare.
La situazione è disperata, il 42% della popolazione vive in povertà, ma forse si incomincia a intravvedere una luce in fondo al tunnel per via della ripresa del seoore turistico e della possibilità concreta di sfruttare i ricchi giacimenti di gas, dopo l’accordo sulle delimitazioni raggiunto con Israele.
Da sempre importante meta turistica, per quest’anno si stima l’arrivo di 2,2 milioni di turisti in Libano che spenderanno, secondo stime fatte dall’Economist, 9 miliardi di dollari; anche se solo una piccola parte della popolazione ne trarrà un diretto beneficio, certamente l’afflusso di valuta pregiata sarà per il paese un’importante boccata di ossigeno.
Un’altra possibile fonte di entrate è il giacimento di gas naturale di Qana, che confina con Israele e che verrà sviluppato da Eni e Total. Ci vorrà qualche anno per iniziare l’estrazione e la commercializzazione del gas, ma le prospettive sono molto positive e i guadagni permetteranno l’acquisto di beni di prima necessità, oggi carenti nel paese mediorientale.