Liberia. George Weah eletto presidente

di Enrico Oliari

L’ex calciatore George Weah ha vinto al ballottaggio per le presidenziali in Libera con il 65,5% delle oreferenze, battendo il vicepresidente uscente Joseph Boakai e diventando così il 25mo presidente del paese. Succede a Ellen Johnson Sirleaf, unica donna africana ad essere capo di Stato, Premio Nobel per la pace nel 2011.
Weah, 51 anni e cresciuto nelle baraccopoli, ha compiuto così il miracolo di conquistare la prima carica della Liberia, dopo che nel 2005 era stato battuto proprio dalla “lady di ferro” Ellen Johnson Sirleaf. Dal 2015 era senatore in forza al suo partito, il Congresso per il cambiamento democratico.
In mattinata l’ex presidente della Nigeria Goodluck Jonathan, capo degli osservatori dell’Istituto nazionale democratico per l’Africa, aveva affermato che “questa transizione è cruciale. Se la Liberia ci riuscisse, sarebbe una vittoria per il paese, per l’Africa occidentale e per l’Africa in generale”.
La Liberia, 4 milioni di abitanti di cui oltre il 60% minorenni, ha una storia recente assai travagliata. Nel 1980 vi fu un golpe militare che portò alla guida del paese il sergente maggiore Samuel Kanyon Doe, che seguì una politica autoritaria prima di essere ucciso nel 1989 dai miliziani dell’Inpfl (Indipendent National Patriotic Front of Liberia), fatto a cui seguì una sanguinosa guerra civile che terminò con le dimissioni del presidente ad interim Amos Sawyer. Nel 1997 fu eletto alla guida del Paese Charles Taylor, il quale istaurò un regime brutale con tanto di reclutamento di bambini nelle forze militari, situazione che portò a una nuova guerra civile nel 1999 (in dieci anni vi furono 200mila morti) che terminò nel 2003 con gli accordi di Accra. Taylor fu esiliato ed il potere passò nel 2005 nelle mani di Ellen Johnson Sirleaf.
Nonostante la forte influenza Usa, alleanza a cui i vari presidenti e dittatori non hanno mai rinunciato, la Liberia si presenta come un paese poverissimo, le cui ricchezze sono in mano a compagnie straniere. Il Pil è di 2,645 milioni di dollari e l’Isu (Indice di sviluppo umano) è al 182mo posto (0,329). Anche oggi, a 14 anni dalla fine della seconda guerra civile, il tasso di disoccupazione è superiore al 50% e nel paese continuano ad esservi centinaia di migliaia di profughi che ancora non hanno avuto una sistemazione dignitosa.
La bassa imposizione fiscale rende la Liberia un paradiso fiscale per cui diverse compagnie navali hanno lì la loro sede.
Il cambio d testimone fra i due presidenti avverrà il 22 gennaio.