LIBIA. I militari minacciano un golpe. Attaccata nuovamente la tv al-Assema

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libiaNuova minaccia di un colpo di Stato in Libia, a pochi giorni dall’incipit, poi interrotto, di un golpe operato dal generale dell’Esercito libero Khalifa Haftar, uno dei militari più impegnati nella lotta contro Gheddafi: ai deputati componenti il Congresso generale nazionale di transizione sarebbe stato intimato dagli ex ribelli delle brigate al-Sawaek e al Qaaqaa, oggi inseriti nelle fila dell’esercito, di dimettersi, pena l’arresto. Il premier libico Ali Zeidan ha poi fatto sapere in serata che In serata “è stato raggiunto un compromesso e la saggezza ha prevalso” tra le istituzioni libiche e i miliziani, senza però fornire ulteriori dettagli in merito all’accordo trovato.
E’ giunta anche notizia di un nuovo attacco alla sede della tv privata al-Asseema con razzi Rpg, i quali hanno provocato ingenti danni all’edificio, ma nessuna vittima. al-Assema è un media collegato all’ex primo ministro Mahmoud Jibril, il quale ha dato vita al Movimento dell’Alleanza delle forze nazionali per contrastare il partito islamico.
La situazione in Libia permane caotica, con il governo di Ali Zeidan cronicamente sull’orlo di cadere, circa 500 milizie che dal dopo-rivoluzione non hanno accettato l’invito di deporre le armi o di sciogliersi nell’Esercito, la società frammentata in tribù costantemente in guerra fra loro, venti di secessione del Fezzan e della Cirenaica, la presenza di forze jihadiste specialmente nella parte centro-meridionale del paese, gruppi di militari fedeli all’ancien regime la cui avanzata è stata sedata solo pochi giorni fa e soprattutto una spirale di violenza, fatta di conflitti a fuoco, omicidi, sequestri e scontri.
In questo quadro l’Italia è stata chiamata dal G8 che si era svolto a Lough Erne il 18 giugno scorso ad intervenire ed il 4 luglio il premier libico Alì Zeidan e quello italiano Enrico Letta si erano incontrati a Roma per discutere di accordi volti a rimettere in sicurezza il Paese; militari libici sono addestrati in questi giorni da quelli italiani a Cassino ed in altri centri. Oltre agli accordi per la sicurezza, sul piatto anche 110 mld di dlr di appalti precedentemente stipulati (circa 11mila contratti) e la ripresa delle opere di costruzione delle infrastrutture lasciate a metà dalle ditte straniere a causa della rivoluzione.