Libia. Il governo riconosciuto denuncia il supporto di Francia e Eau alla prossima offensiva su Tripoli

di Enrico Oliari

Il Governo di Accordo nazionale, guidato da Fayez al-Serraj e riconosciuto dalla comunità internazionale, ha denunciato oggi che Francia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto starebbero preparando una nuova offensiva su Tripoli, città sotto assedio dal 5 aprile che però ha visto l’esercito del generale “di Tobruk” Khalifa Haftar arenarsi a pochi chilometri dalla capitale.
Il comunicato del Consiglio di Stato libico (Csl) del governo “di Tripoli” recita che “Seguiamo con grande preoccupazione le notizie di intelligence ricevute, secondo cui vi è l’assoluta evidenza che precisi paesi sostengono le milizie Haftar con armi e persone, e cioè Francia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, stanno lavorando ad un coinvolgimento sempre maggiore con le milizie Haftar per attaccare la capitale Tripoli, usando l’aviazione e armi sofisticate”.
“Il Consiglio di Stato – continua la nota – ritiene questi paesi pienamente responsabili di ciò che potrebbe accadere in seguito a questo sostegno e invita la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), il Consiglio di sicurezza e tutte le parti internazionali a prendere una posizione forte e decisiva e ad assumersi le proprie responsabilità riguardo questi interventi”.
Il supporto degli Emirati Arabi Uniti e dell’Egitto è apparso evidente fin dal 2016, quando Haftar aveva ricevuto da quell’asse, in barba alle risoluzioni Onu, numerose armi tra cui 1.050 pick-up e mezzi pesanti, un traffico che non ha mai cessato d’essere e che passa attraverso la frontiera libico-egiziana. In giugno la riconquista da parte dei regolari della città di Gharian, circa 80 km a sud di Tripoli, sulle pendici dell’altopiano del Gebel Nefusa, ha portato alla scoperta di un deposito di armi con 4 missili anti-tank “Javelin” di fabbricazione Usa, arrivati ad Haftar attraverso gli Emirati Arabi Uniti.
Haftar gode anche dell’appoggio non del tutto occulto del presidente Usa Donald Trump, tanto che in giungo alcuni funzionari hanno informato la Bloomberg del disco verde all’offensiva dato dal presidente Donald Trump ad Haftar con una telefonata avvenuta il 15 aprile, ovvero che gli Stati Uniti avrebbero sostenuto l’attacco alla capitale Tripoli per buttare a mare il governo riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto in primis dall’Italia.
D’altro canto i detrattori di Haftar hanno sempre sostenuto che il generale fosse da sempre al soldo di Washington poiché, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, è stato poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove vi è rimasto fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi.