Libia. Rischio nuova escalation a Tripoli

di Shorsh Surme –

La capitale libica Tripoli sta vivendo una situazione drammatica e una caduta verso uno scontro totale tra le varie fazioni.
A dare il via all’escalation è stato l’inizio dell’avanzata verso l’ingresso meridionale di Tripoli della settima brigata, meglio conosciuta come Milizia al Kani.
La settima brigata nella città di Tarhuna, a sud di Tripoli, controllava già la scuola degli ufficiali di polizia ed aveva già avuto un conflitto con le tribù rivali a quella Rabish, vicina al generale Khalifa Haftar e ostile al Governo di Accordo Nazionale.
Lo slogan della brigata incita all’eliminazione delle milizie rivali a Tripoli, ma altri partiti la accusano di essere invece alla ricerca di ricchezze e di puntare ad incrementare la propria influenza politica.
Ormai è noto che tra gli uomini della settima brigata si trovano gli ufficiali e i soldati del vecchio regime, che hanno tutto l’interesse alla destabilizzazione del governo di Fayez al-Sarraj, riconosciuto della comunità internazionale ma non dalla totalità della popolazione libica; il motivo è stato proprio l’incapacità del presidente di garantire la sicurezza nel paese.
Gli scontri a Tripoli sono iniziati dopo il rapimento del generale Mohamed al Haddad sequestrato dalle milizie rivali nella sua città natale, Misurata. Haddad era stato nominato dallo stesso Serraj per garantire il rispetto del cessate il fuoco tra le milizie.
Fino a questo momento tutti i tentativi di negoziare una tregua tra le fazioni sono falliti e oggi è aumentata ulteriormente la tensione con l’arrivo nella periferia occidentale della capitale di 300 mezzi blindati e pick-up appartenenti a una potente milizia di Misurata, che è andata in aiuto del governo di Serraj.
Intanto l’Unhcr, l’agenzia delle nazioni unite per i rifugiati, si è appellata alle parti in conflitto per risparmiare civili e infrastrutture e consentire un passaggio sicuro per coloro che cercano rifugio in aree lontane dagli scontri.